Serie: Uniti dal destino – I want only you – Capitolo 4

Eccomi con un nuovo aggiornamento. Mi dispiace essere così lenta ma non sono stati mesi facili.

Vi ricordo che la fanfic non è betata o editata

Alla prossima 🙂

 

 

Un mese. È passato un lungo mese da quella sera in palestra. Il Tensai è riuscito a catturare la creatura più bella, sexy e indisponente del mondo. Ancora non riesco a credere di averlo conquistato (parolone, però lasciatemelo usare). Sono cambiate così tante cose… come? No, non stiamo sempre insieme. No, non è diventato all’improvviso loquace o espansivo. Si, litighiamo ancora come due pazzi azzuffandoci alla prima parola sbagliata. Ma tutto ha un sapore diverso. Prima passavo le giornate tra scuola, allenamenti e uscite con l’armata ora invece staziono per la maggior parte del tempo a casa del volpacchiotto. Non esiste più niente dal momento in cui chiudiamo il mondo fuori. Io ci provo (non scuotete la testa. Ci provo davvero a fare altro.) ma quando iniziamo a baciarci il resto scompare. Sarà il suo profumo, quel modo che ha di cercarmi, o semplicemente il fatto che ora posso mettergli le mani addosso e non voglio più allontanarle dalla sua pelle. Rukawa è un afrodisiaco vivente. Lo nasconde bene il suo essere passionale. Il fatto che lo faccia vedere a me mi riempie di felicità. Ormai dormo quasi in pianta stabile a casa sua, il padre è via per un lungo viaggio d’affari. Mia mamma è stata scettica quando gli ho detto che volevo fare compagnia a un mio compagno di squadra, visto che suo padre è fuori per lavoro, ma poi si è arresa e dicendomi di comportarmi bene. Che volete farc, mi sto abituando a dormire con lui. Non è che ci addormentiamo abbracciati, sia mai con il ghiacciolo umano il romanticismo è vietato, però lui inconsciamente nel sonno mi cerca. Si stringe a me e io passo la notte in sua adorazione. La Kitsune la si vede spesso dormire, ma quando lo guardo abbandonato tra le mie braccia così fiducioso con quell’espressione rilassata, so di star guardando l’ultima cosa bella al mondo. (si, sono completamente andato) Il Tensai ha anche intuito che gli piace stare tra le mie braccia, non è una delle solite sparate, secondo me mi ha scambiato per un materasso riscaldato.

Dovrei essere il ragazzo più felice del mondo e invece no. Ci sono parecchie ombre nel nostro “noi”. Stiamo insieme, mi permette di toccare il suo corpo e baciarlo fino a togliergli il respiro ma ancora non conosco i suoi pensieri. Mi tiene fuori dal suo mondo “puro”, questo crea una tensione che entrambi facciamo finta di non percepire. Però c’è ed è opprimente. Viene fuori specialmente quando ci spingiamo oltre le solite carezze. Non abbiamo ancora fatto sesso. Non ne abbiamo mai neanche parlato (con la volpe sai la novità, devo andare ancora a interpretazione). Le occasioni non sono mancate, casa sua è praticamente sempre disponibile, quando passiamo ore a baciarci e a sfiorarci. Non potete capire (meglio così altrimenti dovrei uccidervi.) cos’è avere il corpo di Kaede premuto contro il mio. Volevo quel fuoco che lo anima in campo su di me… sono stato accontento. Peccato che ardo di un incendio che nessuno spegne. Due o tre volte, ma qualcuna in più a dire il vero, ci siamo andati vicino ma poi la tensione di cui parlavo prima ci blocca. Anche il fattore come vorrei “procedere” credo lo freni e io non voglio forzarlo. Deve essere lui a dirmi che lo vuole. Che sente il bisogno di appartenermi in modo completo. Anche se credo il problema sia più mentale che fisico. Farsi dominare da me, lasciandomi il controllo completo, non è da Kaede Rukawa. Un pensiero stupido, sono io quello completamente ai suoi piedi. Non ha la minima idea di quanto sia terrorizzato di fare un immane cazzata e perderlo. Tra noi due (nessuno si azzardi a dirglielo) è lui il più forte. Forse proprio per questo ho bisogno di saperlo mio, corpo e anima.

Sospiro, conosco il volpino e per guarda più ai gesti che alle parole. Ciò che mi dimostra ogni giorno dovrebbe bastarmi ma vorrei sentirgli dire che mi ama. Cioè, mi basta anche un ti voglio bene. Ma le sue labbra restano serrate e più sta zitto, più io mi adeguo ai suoi standard. Ho smesso di dirglielo anch’io. Non per ripicca, ma solo perché mi sembra di amare ancora a senso unico. Sono un’idiota, pretendo parole d’amore o di vederlo darsi a me quando mi sto comportando da perfetto stronzo.

Stamattina sarei rimasto volentieri a casa. La scuola è l’ultimo dei miei pensieri, sebbene dovrei mantenere altri i voti per non essere cacciato dalla squadra. Ma non voglio incontrare… «Ciao Hanamichi.»

Eccolo il mio comportamento da perfetto stronzo, Haruko. Alzo una mano in segno di saluto e lei fortunatamente ricambia senza avvicinarsi. Ancora non le ho parlato. Non riesco a dirle che mi sono innamorato di un’altra persona e il mio silenzio la porta ad attaccarsi ancora di più. Ed io, che sono un grandissimo Do’hao, le do corda per paura che qualcuno scopra il legame con la Kitsune. Questo, neanche a dirlo, alla volpe non piace. Rukawa non dice niente ma è facile intuirlo da alcuni atteggiamenti.

«Hanamichi come mai solo stamattina? Non l’avrai stancato troppo?»

Arrossisco come un pomodoro. Il deficiente, gli ho detto mille volte di non fare simili battute. Cosa facciamo io e la volpe non è di suo interesse. Ancora non gli sono bastate le testate che gli rifilato in questi giorni.

Yohei sorride. Comunque è meglio ricordargli un paio di cose. «Ti ho ripetuto mille volte di non fare battute, sono fatti che non ti riguardano. Per il resto ieri ho dormito a casa mia.»

«Hai litigato con la tua dolce metà?» Il cretino mi pungola con il braccio nel fianco. Ma io lo devasto. Provo a rifilargli una testata, ma si scansa appena in tempo.

«Non ho nessuna dolce metà!» Che cavoli di voci mette in giro, vuole farmi squartare dalla volpe?

«Effettivamente non ho scelto il termine giusto. Nervosetto, le hai prese di nuovo dalla volpe?»

«Piantala! Non hai capito una fava di niente.» Sto fumando, Mito sa benissimo che l’argomento “sto con la volpe” è tabù, specialmente quando io e suddetta bestiaccia litighiamo.

«È successo qualcosa?» Mi ferma, mettendomi una mano sul braccio. Il suo sguardo si fissa nel mio in cerca di una conferma. Ha già capito, mi conosce troppo bene. Come ho detto una volta: quando il mio amore per Rukawa verrà fuori qualcuno ne soffrirà e così sta accadendo. La cosa brutta è che sta soffrendo Kaede, l’unico a cui non vorrei mai far del male. «Hai litigato di nuovo con lui per colpa di Haruko?»

«Si.» Mi odio per questa situazione. Insomma sto con il ragazzo che amo e complico le cose per una stupidaggine. Come può Kaede lasciarsi andare se io non gli sto dando modo di fidarsi dei miei sentimenti? Faccio ancora l’idiota con la sorella del gorilla e dopo sconto puntualmente l’ira di Rukawa. Lo merito, al suo posto mi comporterei anche peggio. Ci ho provato a parlarle ma non riesco a dirle la verità. Posso tranquillamente omettere di stare con il ragazzo di cui si diceva innamorata, sarebbe ferirla in modo gratuito. Io le voglio bene, come amica, ma non so prevedere la sua reazione al mio dichiararmi gay. Mito mi ha accettato e si comporta naturalmente. Non è cambiato nulla nel nostro rapporto, gli altri avrebbero la stessa comprensione? So cosa si dice su quelli come me, sebbene le cose siano notevolmente cambiate il mondo è ancora parecchio omofobo. Il giudizio della gente mi fa paura, sono una persona socievole di natura e vedermi escluso solo perché “diverso” mi ucciderebbe. Diverso, che poi cavoli mica è una colpa. Amo Kaede che è un ragazzo come me, non c’è niente di male, sempre d’amore si tratta.

«Non dirmi che ancora non sei riuscito a parlarle? Ma tu pensa, finalmente hai la persona che vuoi davvero e stai sprecando tempo inutilmente? Io non ti capisco.»

Yohei centra il punto e stavolta ribatto. «Non ci riesco, ho paura che possa guardami schifata.»

«Haruko potrebbe non esserne entusiasta, però non la vedo la tipa che tratta male qualcuno.»

Alzo le spalle, sono spaventato da morire. Io devo superare questo ostacolo, voglio vivere la mia storia quanto più alla luce possibile e questo significa chiarezza con le persone che ci conosco. Ovviamente non so cosa pensa Kaede a riguardo, non ha mai fatto nulla per far capire agli altri quanto il nostro rapporto sia cambiato. Dover sempre interpretare i suoi silenzi mi snerva. Insomma come posso essere limpido con gli amici quando non c’è chiarezza tra di noi?.

«Hana, sei sicuro di essere felice?»

«Ehhhh!» Ancora? Adesso mi incavolo. Ma è sordo? Quante volte ancora vuole chiedermelo?

«Lo so, non incazzarti. Capisco i tuoi sentimenti, ma ancora non riesco a vederti con lui. Ti ho osservato e c’è sempre una luce spenta nel tuo sguardo. Dovresti risplendere di felicità.»

Annuisco. Ha ragione. D’altronde mi immaginavo che con Rukawa non sarebbe stato tutto rose e fiori. Siamo due testoni orgogliosi, ecco perché continuiamo a litigare. Francamente: se la Kitsune smettesse di tenermi testa inizierei a preoccuparmi, credo sia lo stesso per lui. Però ancora oggi so così poco della sua vita e odio sentirmi chiuso fuori. «Sapevo che abbattere il muro con cui tiene lontano tutti non sarebbe stato facile.»

«Già e non ti stai conquistando la sua fiducia continuando a dare false speranze ad Haruko.»

Il classico suono di un campanellino fa scattare il fuggi fuggi tra gli studenti dello Shohoku. Rukawa entra nel cortile della scuola, zigzagando tra i presenti, prendendosi parecchi insulti. Ovviamente tira diritto per la sua strada, ovvero il posteggio delle bici. Tiro un sospiro di sollievo quando parcheggia e scende illeso dalla sua arma di distruzione di massa. Ho ancora un ragazzo. (sempre nel senso ampio del termine)

«Ciao, Rukawa.» Yohei lo saluta con un sorriso allegro, guadagnandosi un borbottio non identificato. Un “ao” ma magari era uno sbadiglio.

Io invece gli lascio una lunga occhiata che fa finta di ignorare. Se ne sta andando? Adesso l’ammazzo. Vuole farmela pagare, dovrebbe sapere che il Tensai non si arrende. Mi avvicino e gli sfioro una mano. «In pausa pranzo ti aspetto in terrazza, vedi di esserci altrimenti vengo a prelevarti di peso.»

Lo supero entrando a scuola trascinandomi dietro Mito. Merito la sua indifferenza, questa volta chiedere scusa non servirà a niente. Ieri sera abbiamo toccato il fondo e dobbiamo chiarirci. «Ricordami di darti l’ultimo saluto prima di lasciarti andare in terrazza.»

Eh, ma che sta blaterando? «Che cosa vuoi dire?»

«Dalla faccia di Rukawa non ne uscirai vivo. Mi sa tanto che rimpiangerai gli artigli di una volpe.»

Mi scende un brivido freddo lungo la schiena. So bene che quando Kaede è in quello stato, incazzato nero, diventa ancora più taciturno e scostante. Mi fa male essere la causa del suo nervosismo.

Quando suona la campanella per il pranzo sono perfettamente sveglio, non ho chiuso occhio tutta la mattina. Un evento raro, cose che capitano da quando ho permesso a quel Da’hao di entrare nella mia vita. Non mi va di presentarmi all’appuntamento imposto. Non voglio vedere Hanamichi, sono troppo arrabbiato. Poi per parlare di cosa? Harukina cara ancora? Sono stanco. Deve averlo compreso che non possiamo andare avanti così, litighiamo sempre sullo stesso punto. Io adoro litigare con lui, è una nostra prerogativa ma la sorella del gorilla è un’altra faccenda. Visto che fino a qualche giorno fa sbandierava il suo amore per lei. Anzi lo sbandiera ancora! Inizio a non credere nei suoi sentimenti. Divento ancora più scontroso e questo si riflette sul nostro rapporto. Rapporto… non è che abbiamo fatto passi avanti da quella sera in palestra.

Lascio cadere la testa sul banco nascondendo il volto tra le braccia. Vorrei dormire ma stranamente non ci riesco, ripenso ancora a quello che è successo ieri sera. Quando, dopo aver accompagnato la sorella del gorilla, Hanamichi si è presentato a casa mia. Mi aveva promesso per l’ennesima volta le avrebbe parlato, però alla mia domanda – allora? – lui è arrossito senza dire nulla. Avrei voluto prenderlo a pugni mentre con quella voce da cane bastonato ripeteva – mi dispiace – una scena già vista. Solo che stavolta non sono rimasto impassibile. Gli ho detto di andarsene perché non riuscivo a sentire onestà in lui, che ero stanco di essere preso in giro. So di aver esagerato buttandolo fuori, però sento davvero che non è sincero. Deve esserci un altro motivo se non riesce a chiudere con l’Akagi, qualcosa che sa benissimo mi ferirebbe sul serio e lo tiene nascosto.

Sono un’egoista, Hanamichi è spaccone ed esaltato ma tanto insicuro, pretendo totale sincerità da lui quando io non faccio nulla per fargli capire cosa provo. Non ci riesco. C’è qualcosa che mi blocca. Lo stesso accade quando stiamo a baciarci per ore e le cose degenerano, mi irrigidisco e lo spingo lontano. In parte perché ho capito cosa vorrebbe e ho paura a lasciarmi andare. Però anche lui si allontana quasi con terrore, non ha mai forzato le cose, eppure so bene che se vuole qualcosa fa di tutto per ottenerla. Proprio come me. Possibile che l’intimità con me lo spaventi?

Resto seduto, intenzionato davvero a non andare, ma alla fine mi alzo. Rischio di vederlo arrivare come una furia. Meglio parlare da soli. Rinuncio al mio pranzo, non ho molto appetito e dopo avergli parlato mi passerà del tutto.

Hanamichi è seduto sulle scale. Mi siedo a debita distanza senza dire nulla, quando vorrà iniziare lo farà. Lo osservo, con la coda dell’occhio, si vede che sta male: ha delle occhiaie profonde, segno che non ha dormito… ma perché non parla con Haruko chiaramente? Cosa diavolo mi nasconde? Davvero è solo lei il problema?

«Haruko mi ha fatto conoscere il basket. Lei è sempre stata dalla mia parte mi spronandomi in ogni modo e l’ha fatto perché vedeva del talento in me. Un talento che ha visto prima di chiunque altro. Le devo molto, anche se non le dovessi niente le vorrei bene lo stesso. Forse non ti piacerà sentirmelo dire: lei è importante per me.». Vorrei non avvertire una fitta di gelosia (Si sono geloso) e accettare questo legame che è parte della sua vita. Avrebbe potuto parlamene prima, anche ieri sera, avrei provato a capire. Sebbene mi dia fastidio l’amore che ha tanto decantato per lei. Veramente mi da fastidio l’amore che ha sbandierato per le cinquanta ragazze a cui è corso dietro. «Quando ero in riabilitazione è stata la sola a farmi sentire la sua presenza, nessuno altro della squadra mi ha scritto. Quando ho capito che finalmente si era accorta di me ne sono stato contento.» Sussulto, questo non me lo aspettavo. «Vorrei che tu potessi comprendere come mi sentivo, dopo cinquanta rifiuti una ragazza si interessava a me. Eppure dopo due giorni il mio pensiero è stato: non voglio perdere la mia Kitsune.» Ci guardiamo per la prima volta da quando sono arrivato. «È stato in quel momento che ho fatto chiarezza, tu sei sempre stato dentro di me.»

«Allora cosa ti impedisce di dirle che non puoi ricambiarla?» Mi deve spiegare cosa lo blocca, solo così possiamo superarlo.

«Se le dicessi che non l’ho mai amata sai cosa penserebbe? Se le dicessi che amo il ragazzo di cui era cotta, per cui sbandieravo il mio odio eterno, sai come mi tratterebbe?»

Ora mi arrabbio! Quante spiegazioni vuole dare? Inoltre se lei gli è affezionata dovrebbe accettarlo. «Non le hai tolto niente. Io non l’ho mai guardata e se vuoi puoi anche non dirglielo. Basta solo che fai chiarezza oppure devo pensare che ti piace tenerci tutti e due per te!»

«Come mi puoi accusare di una cosa simile? Le voglio bene e non voglio che si senta presa in giro. Inoltre mi spaventa la sua reazione, se non dovesse capire? Come reagirebbero gli altri se sapessero di noi? Sai cosa dicono di quelli “diversi”.»

Dovrebbe sapere che a me non frega niente di cosa mi dice dietro la gente. Dovrei preoccuparmi di loro? Quindi non riesce a chiarire con l’Akagi perché dovrebbe spiegarle che è innamorato di un ragazzo. C’è qualcosa che preme sui polmoni e non mi fa respirare bene. «Non vuoi che si sappia di noi? È questo che ti preoccupa?»

«Perché tu lo diresti tranquillamente in giro? Forse per te è più facile ma io sono una persona socievole, mi farebbe male essere escluso solo perché sono gay!»

Mi ferisce e quella sensazione aumenta facendomi ansimare come se stessi correndo. Dice di amarmi, gli è sfuggito il particolare che anch’io sono un ragazzo? Che poi, diverso o gay, io non ho questo problema. Mi piace lui che è un ragazzo, non credo di dovermi nascondere o vergognarmi per questo. Mi alzo di scatto, sono deluso e amareggiato. Mi fa male. Qualcosa dentro di me fa male, sebbene non voglia dargli un nome. Non adesso. Ammetto la mia colpa di non aver lasciato molto spazio a Hanamichi per entrare nella mia vita. Lo tengo distante. Qualcosa urlava di respingerlo e io non l’ho ascolto perché volevo il suo amore. Ma se questo è l’amore che vuole darmi non posso accettarlo. Tutto o niente idiota. Dovresti conoscermi. «Se vuoi possiamo chiuderla qui. Così le tue paure non avranno motivo di essere.»

Ghiaccio. Devo altrimenti stavolta la mia forza mi aiuterà a reagire. Prima mi lega a sé e poi mi dice che si vergogna di noi? «Che dici, Kaede?»

Si alza di scatto anche lui afferrandomi la mano. «Magari ti sei sbagliato. Non so molto di sentimenti, ma se dici di amare una persona non ti vergogni di lei.»

«No, io…» si morde le labbra, che sia nervoso è un problema suo. Non arretrerò di un passo. «Io voglio te. Voglio stare con te… ma anche tu non mi dai modo di capirti.» No, mi prendo le mie colpe ma non gli permetterò di usarle in questa circostanza.

Faccio un passo verso di lui, mi esalta vedere come dipenda da me. «Sai cos’è che mi fa pena in tutto questo?» Mi porto a un soffio dalle sue labbra. Forse non siamo chiari sui sentimenti, però questa corrente di desiderio tra noi esiste ed è palpabile. Ci siamo sempre messi le mani addosso, ora più di prima. Vorrei baciarlo non lo faccio da due giorni e mi manca. Mi trattengo deve essere sicuro che vuole me. «Quando passiamo ore a baciarci non provi affatto vergogna, anzi sei sempre deluso quando mi allontano.»

«Non sono deluso.» il tono è serio. «Vale ancora cosa ti ho detto la prima notte che ho dormito a casa tua. Non so cosa senti per me… voglio fare l’amore con te, lo sai bene e hai capito anche cosa voglio. Ma non prima di sentirti dire che…»

Non continua. Mi sento un cretino, il cuore batte forte nel petto eppure non mi tiro indietro. Quello che mi sta chiedendo è un atto di fiducia e io non ne provo. So di non essere la persona più facile di questo mondo, ma non desidero trovarmi un giorno di nuovo a fronteggiare una situazione simile. Ora il distacco sarebbe meno doloroso. «Come puoi chiedermelo? Non ho nessuna intenzione di permettertelo. Stammi lontano, non voglio mandare avanti questa falsa. Mettiti con la tua Harukina, con lei non ci sarà nessuna vergogna.»

Mi allontano senza guardarlo, se lo facessi finirei per correrei a stringerlo. Mi appoggio al corrimano, non mi sento bene. Quel dolore al centro del petto aumenta e fa male. Bravo Kaede. Complimenti volevi spiegazioni e quando lui l’ha fatto gli hai chiuso di nuovo la porta in faccia. Possibile che sia un tale incapace con i sentimenti, ma perché non è tutto come nel basket. Lì si che so come muovermi.

Dovrei tornare in classe, la campanella sta suonando e non posso prendere una nota. Devo partecipare ai campionati invernali altrimenti Ryota chi lo sente? Solo non riesco a muovermi. C’è questo battito assordante che mi martella nelle orecchie. Respiro a fatica. Questo magone, che tento di ricacciare indietro, sale e preme per uscire. Singhiozzo. Sto piangendo? Mi porto la mano al viso, è bagnato. Faccio un passo ma cado sui gradini. Eppure non sento male nella caduta. Forse sto dormendo? Ma certo, il Tensai si è addormentato sul banco. Ora però devo svegliarmi la mia volpetta mi starà aspettando e so che lo infastidisce quando ritardo. Il mio Kaede. Appena lo raggiungo voglio dirgli quanto lo amo per colpa dell’orgoglio non glielo dico da un po’. Poi voglio parlargli e mettere a nudo il mio cuore. Mi sto comportando male. La Kitsune sotto quello strato di ghiaccio è fragile come cristallo. Lo so. Ho sempre saputo che c’è una cicatrice sul suo cuore a impedirgli di aprirsi. Ma io sono un genio e ci riuscirò a buttare giù il muro con cui si circonda…

«Hanamichi!» È la voce di Yohei. Povero amico mio sta cercando di svegliarmi ma non riesco a sollevare le palpebre. «Hana, guardami. Cos’è successo?»

Perché sei così preoccupato sto solo dormendo… alzo lo sguardo e il suo volto mi appare sfogato. Non sto dormendo? È davvero accaduto? «Yohei…»

Continuo a singhiozzare come un bambino. Fa male. Fa dannatamente male. Mito capisce che ho bisogno di sfogarmi. Mi stringe forte e mi lascio andare. Dopo un po’, lentamente, mi calmo e lui mi allontana per guardami negli occhi.

«Ho incrociato Rukawa per i corridoi aveva una faccia scura da far paura. Ho aspettato e quando non ti ho visto arrivare sono corso a cercarti.»

«Mi ha detto di lasciarlo in pace. Non sono riuscito a spiegarmi. Io…» Come siamo arrivati a questo? Stamattina, nonostante sapessi che le cose tra noi fossero complicate, ero sicuro ci saremmo chiariti. Credo in quello che mi lega alla mia volpe. Ci credo talmente tanto che volevo trovare una soluzione a questa mia stupida paura. Cosa gli ho fatto intendere con le mie parole? Che mi vergogno di noi.

«Spiegami con calma.» Respiro profondamente. Ripetendogli quello che ho detto anche a Rukawa, il mio amico sembra pensieroso dopo. «Voi due avete lo stesso orribile meccanismo mentale.» Lo guardo confuso. «Mettete l’orgoglio davanti a tutto.»

Vero, entrambi usiamo quella forza che tante volte ci ha sostenuti nelle difficoltà. Anche Rukawa sbaglia a tenermi fuori. Così facendo le mie insicurezze invece di diminuire sono aumentate. Conosco la incomunicabilità della volpe però arrivare a dirmi di lasciarlo in pace lo trovo eccessivo. No, voleva proprio allontanarmi ma piuttosto di dirlo si taglierebbe la lingua. «Mito credi che anche lui, come me, ha paura di qualcosa?»

«Kaede Rukawa e paura nella stessa frase? Non sono compatibili.»

Sorrido, anche lui ha questa opinione sulla Kitsune? Quando lo capiranno che non è solo ghiaccio e strafottenza? Lui è un concentrato di passione, sensualità e dolcezza. Si, non sono impazzito, dolcezza. Una dolcezza tutta sua e per questo unica. «Piantana! Non è solo quello che mostra è una persona forte. Questo vuol dire che ne ha passate tante e noi non siamo nessuno per giudicarlo.»

Mito alza le mani per scusarsi. «Hai ragione. Comunque io sono convito che se Rukawa vuole qualcosa, se considera qualcosa suo, non lo lascia andare.» Sta cercando di dirmi che non mi considera suo? «Può essere che non è sicuro di lottare per te, visto che ancora dai spago ad Harukina cara.»

Effettivamente potrebbe vederla in questo modo. Ma io che cavolo sto combinando? L’opinione di Haruko è davvero più importante del mio amore per la volpe? No, mi sto facendo prendere da inutili problemi per non vedere la realtà: il suo silenzio mi ha portato a credere che non mi ama. Ma come può lasciarmi entrare se io continuo a dare speranza alla ragazza di cui mi sono detto innamorato per un anno? Quando ancora tutti pensano che lo odio? Quante battutine ha dovuto ingoiare dalla squadra e gli altri dell’armata, quando andavo via con lei? L’ho lasciato solo ad aspettarmi mentre facevo il cretino con un’altra persona. Cavoli lo avrei lasciato anch’io dopo quello che gli ho fatto intendere… ho vergogna… le mie parole sottintendevano ho vergogna di te. «Non gli ho dato modo di credere che io sia suo. Anzi mi sono comportato da vero idiota.»

«Ti sei ripreso? Meno male prima ho avuto paura che ti fossi arreso.»

«Mi sembrava di non sentire più niente ha colpito per farmi male e ci è riuscito.» Non dovrei stupirmene, le sue frecciatine vanno assegno praticamente con la stessa facilità con cui fa canestro.

«Hana ascolta, questa può essere una prova. Insomma non penso sia la persona giusta per te. Con questo non voglio dire che tu non sia innamorato o lui non provi qualcosa per te. Però se non sei in grado di vivere questo rapporto quanto più alla luce del sole forse non è quello che vuoi. Pensa a cosa accadrà quando lo verrà a sapere la squadra.»

Annuisco, devo superare il trauma di immaginarmi isolato dagli altri perché innamorato di un ragazzo. «Io lo amo. Mi ci voleva un colpo duro per capire cosa devo fare. Se non è lui, non ci sarà nessun altro nella mia vita.»

«Senti non voglio più vederti così. Quindi ti prego si sicuro delle tue scelte. Ora potrebbe essere meno doloroso un distacco.»

«Yohei quando ho capito di amarlo sentivo che qualcuno avrebbe sofferto. Insomma è normale. Si tratta di scegliere tra me, Kaede, Haruko. Egoisticamente volevo che nessuno di noi stesse male, volevo una soluzione che facesse stare bene tutti. Ma devo scegliere… Kaede ha ragione: io non le ho tolto niente, lui non l’ha mai guardata. Ma io… io ho delle colpe verso di lei, con tutte le moine che le ho fatto.»

«Quindi soffrirai tu e lei?»

«No, diciamo che io mi abituerò al suo disprezzo se non dovesse capire. Però avrò vicino il mio amore.» Potevano rigirarla come volevano: Haruko non l’avrebbe presa bene.

Dolorose verità

Il rumore della palla, che rimbalza sul parquet, riempie il silenzio sceso nella palestra da quando tutti sono andati via. Tutti tranne me. Mai come stasera ho bisogno di stare qui insieme alla mia più grande passione. Il basket non mi ha mai deluso. Un campo dove so muovermi bene. Una sfida continua dove mettere in gioco orgoglio e forza. So che ci sono tanti talenti lì fuori e questo mi spinge a dare il meglio. Io voglio essere un numero uno. Andare in America e vincere.

Sospiro mi piacerebbe avere la stessa determinazione nei sentimenti. Almeno nel capirli. Non sono mai stato bravo a farlo, anche da bambino allontanavo gli altri solo perché mi sentivo inadeguato. Crescendo questo lato di me è peggiorato, dovuto anche al mio aspetto che mi ha creato non pochi problemi. Aspetto che attrae le ragazze come api sul miele. È difficile fare amicizia con ragazzi a cui soffi le fidanzate. Anche con Hanamichi è iniziata così… non voglio pensare a lui. Ho deciso che è finita, basta. Stringo i pugni, come faccio a liberarmi dal pensiero di lui? Le parole che gli ho detto bruciano ancora sulle labbra come una bestemmia. Cavoli mi sono soltanto difeso. Non dovrei sentirmi così, come se ferendo lui avessi fatto del male anche a me. In fondo con le sue azioni mi ha dato ragione. Oggi, durante l’allenamento, abbiamo fatto finta di non vederci. Ci siamo tenuti distanti, vero che ho scoraggiato qualunque tentativo, come per tacito accordo non sono volati neanche i soliti insulti. Non mi aspettavo certamente che dicesse qualcosa, soprattutto in presenza della squadra, ma vederlo andare via con quella è stato come affermare: ho scelto lei. Evidentemente ci siamo sbagliati, abbiamo dato un nome diverso a quello che sentiamo. Un nome che non ho mai voluto pronunciare. Quando si da un nome a qualcosa lo si identifica, non puoi più fingere o dargli un altro significato. Meglio così almeno l’orgoglio è salvo. Certo fa rabbia essere stato battuto da una ragazzina, ma mi conosco e non scenderò mai in competizione con lei per il cuore di Hanamichi, per questo ho preferito farmi da parte. Ora il distacco mi farà soffrire di meno, forse con il tempo ritorneremo a insultarci. Quando dimenticherò quelle parole: mi vergogno. Come se ciò che potevano creare insieme fosse un abominio e non qualcosa di bello da proteggere. Davvero è così brutto dire: amo Rukawa? Quando me lo hai detto quella sera i tuoi occhi scintillavano di felicità, cos’è cambiato? Forse è stato il mio tenerlo fuori a…

«Speravo di trovarti qui! L’ultima volta sei andato via senza darmi l’opportunità di spiegarti.»

Mi volto verso la porta, Sendoh? Non mi aspettavo di vederlo qui. Sono settimane che lo evito, ho ancora la voglia di ucciderlo. Ovviamente non l’ho evitato solo per quello diciamo che io e Hanamichi siamo stati molto presi, appena chiudevamo la porta di casa alle spalle non esisteva più niente. Solo noi due e le nostre labbra unite. «Cos’è troppo impegnato per rispondere ai miei messaggi?»

«Abbastanza!» Sono freddo di proposito. Non gli devo nessuna spiegazione. Lo considero ancora il mio rivale numero uno, ma adesso lo vedo sotto una luce diversa. Chi mi assicura che giochi con me perché vuole battermi e non perché vuole sbattermi? Perfetto a forza di slogan osceni da parte di RU KA WA mi sono rincretinito. «Perché sei qui?»

«Volevo parlare con te, forse prima potresti darmi la rivincita? Non è carino rifiutarmela, quella sera eri imprendibile. Troppo furioso e arrabbiato.»

«Oggi potrebbe essere ancora peggio.» Ed è vero. Hanamichi e io non stiamo più insieme. Lui è andato via con quella sciacquetta e scommetto che ora sono abbracciati da qualche parte. Magari lei sta esplorando quella bocca che doveva essere solo mia e lui la starà stringendo tra le sue braccia calde… scuoto la testa con forza.

«Ehi stai bene?»

La mano di Sendoh sulla spalla mi fa sussultare. «Non toccarmi.»

Lo ammetto la mia reazione è spropositata, me ne accorgo dal suo sguardo ferito. Solo ancora non ho dimenticato ciò che mi ha detto. Deve intuirlo anche lui, nei suoi occhi passa un lampo strano. «È per la mia involontaria dichiarazione?»

Mi allontano palleggiando, la tua non era una dichiarazione ma semplice voglia di farti qualcuno che ti piace. Comunque non si aspetterà che faccia conversazione, sa quanto odio parlare. Specialmente quando è fiato sprecato. «Se tu non fossi andato via in quel modo ti avrei spiegato.»

«Cosa volevi spiegarmi? Che non mi consideri un avversario e che giochi con me solo per starmi vicino?» Proprio non riesco a farmela passare. Lui è il giocatore a cui vengo sempre contrapposto. Questo accostare i nostri nomi mi irrita perché mai per una volta io ne sono uscito vincitore. Lo stesso Akagi, sin dalla prima partita, me l’ha messo di fronte nonostante fossi una matricola. Un anno che mi alleno per batterlo e cosa scopro? Che gioca con me solo per tenermi vicino.

«Io non ho mai detto questo. Sei un degno avversario. Batterti è sempre il primo pensiero perché non molli mai ed è una sfida continua. Ma sono stanco di nasconderti la natura di alcuni miei atteggiamenti.» Potevo benissimo vivere senza saperlo, anche perché non mi ero accorto di niente. «Non comprendo cosa ti infastidisce.»

Non mi piace suscitare simili sentimenti, già le semplici allusioni (insomma mica tanto) delle ragazze mi irritano. Dovermene difendere anche su un campo da basket è l’ultima cosa che volevo. Insomma certe cose vorrei suscitarle solo nel mio Do’hao, l’unico con cui non ci riesco.

«Rukawa ascolta dammi una possibilità.» Ancora?. «Insomma potremmo frequentarci e vedere se possiamo essere qualcosa di più.»

«Mi dispiace non posso. Anzi non voglio.» Spero non mi chieda più niente. Sto già facendo uno sforzo proprio perché è una persona che rispetto, non voglio ferirlo.

«Merito di conoscerne il motivo. Almeno puoi essere sincero?»

Cosa dirgli? Sto con un altro? Sorrido amaramente, come posso asserirlo dopo quello che ci siamo detti io e la scimmia. Ancora stento a crederlo di averlo allontanato e che lui me lo abbia permesso senza fiatare. Credevo che Hana venisse da me per cercare di mediare alle mie impulsive parole. Invece non solo mi ha completamente evitato ma è andato via con Harukina. Guardo Sendoh, per un momento penso a lui come arma per vendicare il mio orgoglio ferito però è un attimo. Anche se non sentissi questo sentimento per l’idiota sarebbe davvero l’ultimo a cui dare una possibilità. Mi dispiace. Non lo conosco è una sensazione a pelle: oltre a basket non riesco ad andare.

«Diventi ancora più bello quando sei perso nei pensieri.»

Sussulto è dietro di me. Quando si è avvicinato? Mi volto leggermente e lui ne approfitta per appoggiare le labbra sulle mie. Spalanco gli occhi. La presa è ferrea sulle mie braccia per impedirmi di muovermi. Prova ad approfondire il contatto però io sono più veloce e gli mollo un calcio nello stomaco mandandolo a terra. «Come ti sei permesso!»

Grondo rabbia, giuro ho una voglia matta di spaccargli la faccia e se non fossimo nella palestra dello Shohoku l’avrei già fatto.

«Coglierti di sorpresa è la mossa giusta ha funzionato anche stavolta.» Che accidenti sta dicendo? «Ti ho seguito quella sera, volevo scusarmi. Spiegarti. Quando ho trovato la forza per aprire un po’ le porte ho visto te e quell’idiota su questo parquet. Uno sopra l’altro e tu non facevi nulla per spostarlo.»

«Cosa hai sentito e visto di preciso?» Lo detesto, come ha osato rimanere quelli dovrebbero essere ricordi solo miei e di Hanamichi. Soprattutto la sua dichiarazione di cui sono geloso. Sendoh non doveva ascoltarle.

«Sentito niente. Visto solo quello che ti ho detto: lui che ti teneva fermo e ti baciava.» Non ha visto bene, Sendoh. Lui non mi teneva fermo ero io a non volermi spostare. Lui non è come te. Si è preso ciò che volevo dargli. «Sono andato via subito è stato uno shock. Pensavo vi detestaste.»

Mi da fastidio questa nota nauseata nella voce. Come si permette. «Spero che la cosa sia finita lì, mica gli avrai concesso altro? Ti prego Kaede non dirmi che mi neghi una possibilità perché stai insieme a quello sgorbio?»

Il mio sguardo è di ghiaccio, si è guardato allo specchio? Parla lui con quei capelli unticci che sfidano la gravità e il sorriso di gomma. «Vattene!»

Non devo spiegazioni al numero sette del Ryonan. Ha già preso troppo senza chiedere il permesso con la sua superbia, pensi quello che vuole. Comunque dimostra di non conoscermi, crede che questo sia l’atteggiamento con cui solleticare il mio interesse? Lo trovo davvero stupido.

«Vado via, ma non credere che questo mi faccia cambiare idea. Fattelo dire non ti facevo così patetico, aspettare uno che corre dietro a una ragazzina. Però questo mi da ancora una speranza.»

Sorride! Ma se gli spacco i denti continuerà a farlo? Questa convinzione di avere ancora una speranza è mal riposta. Indipendentemente da come vanno le cose con quello scimmione. «Stai perdendo tempo. Inoltre non sai nulla di Sakuragi.»

«Neanche tu. Ho visto la scimmia con la sorella di Akagi, erano sulla strada che porta qui. Si baciavano teneramente.» Mantenere il controllo è difficile non gli mostrerò quanto male mi abbia fatto. « Sai credo volesse solo prendersi la rivincita sul suo nemico. Ci è riuscito alla grande a farti credere di essere innamorato di te.»

«Non sono cose che ti riguardano!» Voglio restare solo, non devo crollare davanti a lui. «Questa è la palestra dello Shohoku ed è vietato l’ingresso agli estranei in assenza del capitano e del coach. Vattene!»

Ho finito tutte le parole a disposizione, mi restano solo i pugni e non gli conviene. Sendoh è intuitivo e va via per mia fortuna. Con fare stizzito mi passo la maglietta sulle labbra irritandole, non smetto finché non noto una macchia rossa. Come si è permesso, non solo di baciarmi ma di dirmi quello che… Kimi, l’immagine di quei due stretti mentre si baciano non vuole uscire dalla mia testa. Fa male. Come hai potuto baciarla se ancora le tue labbra sapevano di noi, del tuo ti amo.

«Hana, tesoro, sei tu? Come mai a casa?»

La voce di mamma mi raggiunge dalla cucina, mi sono dimenticato che oggi è il suo giorno di riposo. Ancora un piccolo sforzo. «Ciao mamma…»

Mi raggiunge nell’ingresso. «È successo qualcosa con quel tuo nuovo amico? Non dirmi che ti sei comportato male?»

Perché pensa che sia sempre io il problema? Sono esuberante ma un minimo di educazione la posseggo. «Che dici, sono un Tensai. Un genio come me sa benissimo come comportarsi. Stasera mi andava di tornare a casa, anche perché tu sei di riposo. Sai che mi hai fatto arrabbiare con le tue supposizioni? Vado a dormire, che i geni si stancano raramente ma quando succede hanno bisogno di tranquillità per ricaricarsi.»

Detesto mentire alla mamma, spero che non si sia resa conto dei miei occhi rossi. Chiudo la porta e mi accascio a terra. Posso lasciarmi andare ora. «Non è servito a niente… Non è servito a niente… Non è servito a niente…»

Dopo lo scontro in terrazza con Kaede credevo che nulla avrebbe potuto farmi più male. Invece no, in meno di un’ora ho capito cosa significa essere disprezzati e traditi. Haruko, potevo sopportare il suo disprezzo… affondo il viso tra le mani, cosa mi resta adesso?

Avevo ritrovato un po’ di entusiasmo grazie a Yohei. Mi sono impegnato tanto oggi agli allenamenti, volevo far capire alla Kitsune che nulla conta se non noi. Rukawa mi ha freddato più volte con lo sguardo e ho preferito non tirare troppo la corda. Se la volpe è arrabbiata diventa come dire… distruttiva. Quindi mi sono avvicinato ad Haruko e le ho chiesto di andare via insieme.

Mi stendo sul pavimento, il freddo mi fornisce un appiglio a non scoppiare di nuovo in lacrime. Ho sperato che lei comprendesse, l’ho sempre vista come una ragazza dolce e gentile. Capisco che possa sentirsi presa in giro, però la sua reazione…

“Hanamichi oggi mi sembri diverso. Hai lo sguardo assente. C’è qualcosa che ti preoccupa?”

Con la volpe che mi ignora come posso stare bene? Mi ha lanciato certe occhiate di fuoco quando siamo andati via, conoscendolo magari ha anche frainteso il motivo. Devo fare presto a dire quello che devo, così potrò tornare in palestra e stringere il mio amore di nuovo fra le braccia. “Senti Haruko noi dobbiamo parlare e vorrei che tu cercassi di comprendermi. Ve..di..n..non..è…un discorso… fa…cile.»

Quanto sono idiota che balbetto a fare? “Ohhh, Hanamichi aspettavo questo momento. Mi domandavo quando ti saresti deciso.”

“Che momento?” Mi sono perso qualcosa?

“Quello in cui mi avresti chiesto di diventare la tua ragazza! Che altro se no?” Arrossisce senza perdere quel sorrisino scemo. “Quando ho capito che Rukawa non avrebbe mai ricambiata ho iniziato a guardarmi intorno. La tua dolcezza e i sorrisi. Il fatto che con te riesco a parlare benissimo… tu ci sei sempre stato per me, mentre lui…” Messa così sembro un ripiego. “È così freddo e scostante. Desidero tanto essere la tua ragazza, Hanamichi.”

Come osa parlare così del mio amore. Non lo è per niente, solo lo nasconde e permette a pochi di scorgere il fuoco che brucia gli dentro.

“Haruko hai frainteso non ti ho chiesto di andare via insieme per chiederti di diventare la mia ragazza. So che l’anno scorso ho detto di amarti, praticamente lo sanno tutti, non c’è stato giorno senza una mia dichiarazione.” Muovo le mani intrecciandole tra loro, mi dispiace rifiutarla. So cosa significa, in più gli ho dato speranza. “Le cose sono cambiate in questo tempo, ho capito… io…” Appena glielo dirò, se vorrà vendicarsi, diventerò lo zimbello dello Shohoku. Che dico: lo sono sempre stato, quindi cosa cambia? Oltre teppista anche gay… il volto deluso di Kaede mi passa davanti agli occhi. Mi vergogno… Mi vergogno… come ho potuto? Tu sei il mio orgoglio e vali anche tutte le offese di questo mondo. Perché niente al mondo conta per me come vederti felice. “Ho altri gusti.”

“In che senso? Non dirmi che ti piace qualcun’altra?” Oddio, le lacrime le bagnano gli occhi.

“No, sono innamorato di un ragazzo.” Sono serio, molto serio. Voglio che capisca quanto è importante per me questo legame.

“Un ragazzo? Mi stai prendendo in giro?” Si è arrabbiata, lo accetto è una reazione normale. Però mi ritrovo a fare un passo indietro.

“No! Non potrei mai scherzare su quanto ho più sacro nella vita.” Respiro, fino a ora ho trattenuto il fiato ma adesso mi sento libero. Non ci voleva molto. La guardo e mi fa pena. “Mi dipia…”

Il suo schiaffo mi mette a tacere. “Mi fai schifo. Sei un malato. Un pervertito. Non azzardati mai più a toccarmi e a parlarmi. Ti sei nascosto fino a oggi dietro una cotta per me solo per nascondere i tuoi gusti da maniaco.”

Spalanco gli occhi: io avrei finto di volerle bene per nascondere la mia natura di… “Come puoi pensare questo di me?”

“Penso quello che mi pare. Sei un essere ignobile, mi fai schifo. Non rivolgermi mai più la parola.”

“Haruko aspetta…” Un altro schiaffo mi zittisce, le lacrime che vedo brillare negli occhi mi fanno male. È ferita, delusa, arrabbiata e spero sia per questo che mi punisce in questo modo.

“Ti ho detto di non toccarmi!”

Sono rimasto per un po’ di tempo fermo dopo che lei se ne è andata. Stavo davvero male, volevo un abbraccio e qualcuno che mi dicesse che non è sbagliato amare una persona dello stesso sesso. Mi sono diretto nell’unico posto in cui sapevo di trovare un po’ di conforto. Invece ho visto morire completamente il mio cuore, proprio lì dove l’ho sentito battere per la prima volta davvero.

Mi stringo le braccia intorno al corpo in cerca di calore. Lo detesto. Lo odio. Continuo a ripeterlo: ti odio… ti odio… ti odio… fino ad addormentarmi.

Mi sveglio all’alba, non ho voglia di andare a scuola e accampo una scusa con mia madre. Neanche tanto una scusa, ho davvero un po’ di febbre. Ho dormito poco e il mal di testa mi sta uccidendo. Vorrei chiudere gli occhi ma non ci riesco. Pensa Hanamichi. Trova una soluzione per uscire da questo dolore. Non permettere a nessuno di piegarti. Devo trovare un modo per tornare in squadra e fregarmene sia di Rukawa che di Haruko. Quanto accaduto non deve sopraffarmi. Io amo il basket, mi piace giocare davvero e non voglio perderlo solo a causa di quei due.

Giocare è una delle cose più belle che mi siano capitate. Ho talento. Si, ho talento e impegnandomi posso aspirare a grandi risultati. Quindi non abbandonerò la squadra. Forse le prime volte farà male, ma tanto è solo l’orario di allenamento. Basterà evitare Rukawa come facevo il primo anno. Haruko non si avvicinerà a me e poi Ayako è ancora la manager quindi posso rivolgermi a lei. Mi nascondo sotto il piumone. Quest’anno la squadra punta a vincere il campionato prefettorio e io voglio esserci.

Il suono del campanello mi fa sussultare, guardo la sveglia… immagino chi è e non ho voglia di parlare neanche con lui. Dopo qualche tentativo finalmente il campanello smette di suonare. Sospiro, lo chiamerò più tardi. Non finisco di pensarlo che la porta della mia camera si apre facendomi spaventare. «Ma che diavolo.»

«Ho le chiavi di casa tua, te ne sei dimenticato?»

«Mito non capisci mai quando uno vuole stare da solo!» Sono arrabbiato, gli voglio bene e lui ne vuole a me però ora non ho bisogno del grillo parlante. (Si, Mito lo è. Ed è anche più rompiscatole dell’originale!)

«Volevo solo sapere cos’è successo. Come mai non sei venuto a scuola? Sai mancava anche Haruko.»

Abbasso gli occhi stringendo le mani sulla stoffa. Sono un deficiente, fa bene a chiamarmi così ma non ci riesco… «Rukawa?»

«Mancava anche lui. Anche agli allenamenti per questo sono vento qui e ho usato le chiavi che mi hai dato in caso di emergenza. Lo sai che questa lo è.»

«Non vedo come la loro assenza abbia a che fare con la mia!» Il suo sopracciglio alzato la dice lunga che non mi crede. «Ho qualche linea di febbre.» Una mezza verità, spero gli basti perché di più non voglio dire.

«Ok, non mi vuoi parlare. Non resterò certo qui a cercare di farti uscire le parole.»

Mi guarda con delusione, nei suoi occhi c’è anche dispiacere per il mio tagliarlo fuori. Mi sento in colpa, ma ho bisogno di stare da solo. Va via senza aggiungere altro.

Perfetto sono un genio nel farmi mollare anche dagli amici. Yohei avrebbe calmato il mio animo. Mi avrebbe abbracciato dicendomi che non meritavo le parole di Haruko e io ne avevo bisogno, ma come parlargli del vuoto che mi si è aperto nel cuore? No, devo risolverla da solo.

Fossi meno orgoglioso gli avrei già scritto un messaggio, ma siccome le cattive abitudini sono dure a morire anche stamattina sto pedalando come un matto per arrivare presto a scuola. Spero almeno oggi, dopo una settimana di assenza, di vedere Hanamichi varcare il cancello dello Shohoku. L’idiota non si è presentato neanche agli allenamenti, Ayako ha detto che ha la febbre.

Sospiro, il cortile è ancora mezzo vuoto. Parcheggio la bici e mi appoggio al muro ben nascosto alla vista di chiunque con una buona visuale sull’ingresso della scuola.

Orgoglio a parte, mi sono ripromesso, in caso di nuova assenza, di chiedere informazioni sull’idiota a Mito. Sarà una sensazione, ma ho notato che mi lancia delle occhiate prolungate e insistenti. Eppure non si avvicina e questo mi fa capire che sta aspettando me. Stringo i pugni, rispetto molto Mito è un amico leale da quello che ho avuto modo di capire però temo la sua schiettezza. Alcuni strepiti mi riportano a guardare il cancello d’ingresso. Riconoscere la sua voce tra mille, mi è mancata durante il periodo di assenza per la riabilitazione e ora, dopo quello che c’è stato tra noi, non riesco più a stare senza. Mi è mancato tutto di lui in questi giorni. Per questa situazione posso prendermi a pugni da solo, ho sbagliato. Sebbene ammetterlo sia difficile.

Lo osservo cercando di cogliere anche il più piccolo cambiamento. Sembra il solito, ma non mi sfugge la tensione nei suoi muscoli o la risata falsa e quel suo guardarsi in torno con circospezione. È a causa di quello che ti ho detto che ti sei dato ammalato? Sai anche la tua Harukina cara ha latitato al club, forse eravate insieme? Avete recuperato il tempo perso? La rabbia mi assale al pensiero delle tue braccia strette in torno a lei, le considero mie. Il mio rifugio caldo dove abbassare la guarda e lasciami andare. Scuoto la testa, continuare a pensare a certe cose non aiuta. Almeno è tornato a scuola, devo solo attendere gli allenamenti per vedere come si comporta. Sebbene temo che mi terrà a distanza.

Aspetto che la maggior parte degli studenti sia entrato per avviarmi verso la mia classe. Sbuffo, accelerando il passo. Quanto detesto i sorrisini e bisbigli sognanti al mio passaggio, non si stancano mai? Davvero questo è il loro modo di interessarsi ai ragazzi? Fare le stupide sperando che l’oggetto di simili svenevolezze le avvicini? Si mettano l’animo in pace da me non avranno niente del genere. Mi lascio andare sul banco e cerco la posizione più comoda per dormire. Voglio chiudere gli occhi e svegliarmi quando sarà il momento di raggiungere la palestra.

Dopo lo scontro con Sendoh, non tanto il tentativo (tra altro andato a buon fine) di baciarmi ma quello che ha detto, sono rimasto a casa il giorno seguente dandomi ammalato. È stato un colpo al cuore: il mio Hana ha baciato l’Akagi. Si, lo so che l’ho lasciato io. Mi ha ferito con quel “mi vergogno” e ho voluto fargli male. Però quello che sento per l’idiota è talmente forte… È bello e terribile accorgersi di quanto siano chiari ora i miei sentimenti. Adesso che non ho più nessuna speranza di riaverlo nella mia vita.

Durante la pausa pranzo resto incollato al banco non ho voglia di incontrarli insieme, mano nella mano, per i corridoi. Così le ore passano lente, visto che il sonno non riesce a ghermirmi come al solito faccio felici i professori prendendo qualche appunto e mostrando interesse alle loro spiegazioni. Quando le lezioni finiscono, invece di saltare in piedi, resto seduto. I miei compagni mi guardano straniti, in effetti non è da me. Voglio essere certo di non incontrarlo e cambiarmi con calma. Guardo l’orologio sopra la cattedra ormai dovrei trovarmi da solo a questo punto. Al massimo Mitsui che è sempre in ritardo. Con il cuore che batte a mille apro la porta degli spogliatoi. Lascio andare un sospiro di sollievo, la stanza è vuota e il rumore ritmico del pallone mi porta a pensare che oggi sono tutti in anticipo. Piuttosto seccato da questa codardia che non mi appartiene impiego poco a indossare la tenuta sportiva. Proprio quando sto per recarmi in palestra vengo travolto da un uragano rosso. Non so per quale miracolo riusciamo a non spiaccicarci a terra, però finiamo uno contro l’altro. Io addosso alla parete e lui su di me. «Do’hao!»

Mi è uscito spontaneo come il suo. «Baka Kitsune!»

Ci guardiamo negli occhi ed è facile intuire che abbiamo avuto la stessa idea per non incrociarci negli spogliatoi. Certo la mia faccia monoespressiva mi aiuta a mantenere un certo distacco, mentre lui arrossisce allontanandosi. Fa male ma che mi aspettavo? Che mi prendesse tra le braccia per colmare la distanza di una settimana? Distanza che ho imposto io? Inizio a credere che non sistemeremo mai le cose tra noi, sempre che lui voglia sistemarle.

Entro in palestra e i senpai mi lanciano un’occhiataccia per il ritardo, sono il primo ad arrivare l’ultimo ad andare e hanno anche il coraggio di farmi la predica? Non li degno di attenzione. Saluto con un cenno del capo Akagi, fermo accanto al coach Anzai, chissà come mai è venuto a farci visita. Non vorrei sbagliarmi ma ha una faccia scura. Che stupido sarà venuto a parlare con la scimmia. Il nostro ex capitano non ha mai nascosto la poca voglia di imparentarsi con Sakuragi. La sua presenza però rovina i miei piani, mi porto al centro del campo, anche oggi non riuscirò a parlare con l’idiota e la conferma me la da proprio il rossino. Lo sguardo che si lanciano quei due vale più di mille parole. Le loro espressioni, troppo serie, fanno scattare un campanello dall’allarme nella testa. Vuoi vedere che l’idiota ne ha combinata un’altra? Spero di si, perché se scopro che quella gli ha fatto qualcosa potrei ucciderla.

Gli allenamenti iniziano distogliendomi dall’istinto omicida e sebbene i miei occhi non perdano un solo movimento della testa rossa mi tengo a debita distanza. Cosa che noto anche da parte sua. Portiamo avanti questo teatrino finché l’allenatore ci chiama per una partitella d’allenamento a squadre miste. Ultimamente lo fa spesso in vista dei campionati invernali. Ci hanno accusato di non avere una buona panchina, spero che questo motivi i compagni a dare il meglio. Certo non hanno quel talento particolare ma sono bravi, devono solo impegnarsi. Per mia fortuna o sfortuna, dipende dai punti di vista, io e Hana siamo in squadre diverse.

«Hanamichi visto che hai riposato una settimana usa tutte l’energie in esubero per marcare Rukawa e vedi di bloccarlo.»

Ryota si è guadagnato una testata appena ce ne sarà l’occasione. Glielo leggo in faccia, l’idiota è furioso. Andiamo devi solo bloccarmi, quando dicevi di odiarmi era facile. Odiami anche adesso per come ti ho ferito. Odiami è più facile che amarmi e non ti farà provare nessuna vergogna. Io invece sorrido, speravo in questo punto d’incontro per quanto labile. Il basket in qualche modo ci ha fatto incontrare e avvicinare, forse potrebbe farci ritrovare. Sebbene sia convinto che prima o poi, indipendentemente da questo sport, ci saremmo trovati Sono pessimo, affido alla palla il compito di riportarti da me invece di mettere da parte l’orgoglio e costringerti ad ascoltarmi. Kimi, abbassare così tanto le mie difese e farti capire quanto ormai sei mio e parte di me mi atterrisce. Quindi mi affido al basket anche solo per starti vicino.

Ci portiamo al centro del campo la palla a due tocca a noi. Non credo di poterlo battere. Hana ha una potenza nel salto e nel restare in sospensione incredibili.

«Bene, ve lo dico subito la squadra che perde farà venti giri di campo.» Il nostro nuovo capitano si diverte parecchio nel suo ruolo.

Io e la scimmia siamo uno di fronte all’altro finalmente occhi negli occhi. Sussulto, quelle iridi calde sono così fredde. Mi detesti? No, c’è altro. Non mi hai mai guardato così neanche nei momenti peggiori tra noi. Di cosa mi stai accusando?

Maledizione! Maledizione! Ancora maledizione! Lo sapevo che dovevo restare a casa. Non dovevo dare retta a Mito, il Tensai lo sentiva che oggi avrebbe avuto solo fregature. Ho passato quasi tutta la mattinata e il pomeriggio a evitare la volpe e Haruko. Devo dire di esserci riuscito alla grande. La seconda è assente, quindi non c’è neanche in palestra. Mentre Rukawa, nonostante il voluto ritardo, l’ho beccato negli spogliatoi. Cavoli è sempre il primo ad arrivare proprio oggi ha cambiato abitudini? Comunque nel complesso ci siamo evitati senza intoppi, ora invece eccoci uno di fronte all’altro. Non posso evitarlo. Inoltre, una volta finiti gli allenamenti, mi toccherà un faccia a faccia con il gorilla. Cosa devo aspettarmi? Cosa gli avrà raccontato Haruko? Sono agitato, talmente tanto, da sbagliare il tempo di salto. Rukawa vince la sfida della palla a due. Ricadiamo sul parquet e quelle iridi cobalto mi ipnotizzano, non riesco a muovermi neanche quando lui scatta per andare verso il canestro.

«Mezzasega muoviti!» Mitsui prova a riportarmi al gioco, solo non ci riesco. Mi è mancato in questi giorni, ho provato a fare finta di nulla ma averlo così vicino ha reso tangibile la distanza tra noi. Mi sento male e lui invece ha sempre quegli occhi così freddi e distanti, possibile che hai già dimenticato?

«Hanamichi svegliati e torna in difesa.» Mi scuote la voce di Miyagi.

«Si, lo so… non ero concentrato sulla partita.» Le mie mezze verità sono all’ordine del giorno. Anche con Mito resto sul vago, ma non ho voce per raccontare quello che è successo. Mi perseguitano ancora le parole di Haruko, ho paura che qualcuno possa dirmi: ha ragione, io ti avrei detto peggio.

La partita prosegue, la Kitsune è ispirata e mi sta facendo ammattire. Sebbene ci provi a marcarlo riesce puntualmente a sfuggirmi. Non solo perché è un tantinello più bravo di me, quando lo sfioro il mio corpo freme e i sensi si perdono dietro al suo profumo. In mio aiuto è arrivato alcune volte Mitsui, ma neanche lui può fare molto. Alla fine la mia squadra perde per un solo punto, quindi Ryota ci grazia spedendoci negli spogliatoi. Ora mi tocca la chiacchierata con Akagi. Spero che questa giornata finisca presto. Domani resto a letto.

«Su con la vita Hanamichi capitano le giornate no. Magari sei ancora influenzato.»

Sorrido, il baciapiselli quando vuole sa essere molto incoraggiante. Mi volto per avviarmi alle docce e incontro lo sguardo gelido del volpino su di noi. Ma che gli prende? Alzo le spalle magari ha un appuntamento con Sendoh ed è in ritardo. Stringo i pugni cercando di andarmene prima che compaia l’istrice sorridente. Quando rientro in palestra Akagi sta salutando tutti così ci avviamo fuori.

«Che facce strane.» Ryota

«Hanamichi si è deciso a dichiararsi. Akagi sarà venuto a ricordargli chi è il fratello della sua Harukina.» Ayako

Usciamo dallo Shohoku in silenzio. Camminiamo fino a raggiungere il parco poco distante, qui in gorilla si ferma e si volta a guardarmi. Mi dispiacerebbe leggere disgusto sul suo volto, forse non si è mai capito ma io lo rispetto e devo a lui quello che so sul basket. «Ascolta Hanamichi non so qui per dirti se hai agito bene, male o per farti la predica. Però voglio che tu sappia che mi dispiace per quello che ti ha detto mia sorella. Non lo meritavi, so che tu per primo avrai sofferto nel dirle la verità. Ti chiedo scusa a nome suo.»

Il gorillone che si scusa? Dovrei ridere e invece provo solo tanta tristezza. «Non devi scusarti. Ho sbagliato a farle credere per un anno di essere innamorato di lei. Non immaginavo quello che mi è successo è stato difficile anche per me accettarlo. Si è sentita presa in giro e umiliata avrei reagito anch’io così.»

Il gorilla annuisce. «Capisco il tuo punto di vista ma non lo condivido. Mia sorella non dovrebbe avere simili pregiudizi è qualcosa che mi ha deluso. Ma confido nella rabbia del momento. Vedrai che vi chiarirete.»

Sorrido, lo spero, Haruko mi ha sempre spronato e aiutato nei momenti difficili. Osservo il volto del mio ex capitano non sembra turbato dal fatto che mi sia innamorato di un ragazzo. «Gorilla ti da fastidio che io sia gay? Si insomma mi rivolgerai ancora la parola?»

«Guarda lo preferisco che a saperti il ragazzo di mia sorella.» Ridiamo insieme. «Non è questo che ti identifica come persona. Chi ami non dovrebbe interessare a nessuno. Inoltre non potrei mai avere pregiudizi, un mio caro amico lo è. Per questo mi ha ferito il comportamento di mia sorella. Resti sempre il solito casinista, pallone gonfiato… quello mi urta ancora parecchio. Ma ormai credo non si possa far niente per rimediare.»

«Grazie.» Avevo bisogno di sentirmi dire che è una parte di me, ma non quella che mi identifica. Che sono sempre io, anche se amo un ragazzo. Ci salutiamo promettendoci di organizzare una rimpatriata il prima possibile.

Sospiro finalmente sono più calmo. Dovrò ricordami di questa chiacchierata quando accadrà di nuovo. Metto le mani in tasca fischiettando, stasera mamma non c’è e dovrò prepararmi la cena. Ripensando alla chiacchierata di prima quando vedrò il gorilla la prossima volta voglio chiedergli chi sia questo amico gay. Magari lo conosco anch’io. Proprio quando passo accanto al campetto da basket una nota capigliatura attira il mio sguardo. Cos’è un segno del destino: vai uccidilo non ci sono testimoni?

Sono fermo da un po’, seduto sulla panca negli spogliatoi. I ragazzi sono andanti via, anche Mito è sgattaiolato fuori dalla palestra prima che riuscissi a fermarlo. Speravo di poter parlare con lui, qualcosa negli occhi di Hanamichi mi messo non so… tristezza. Deve essergli successo qualcosa non è il solito idiota buffo e allegro. La porta si apre mi volto sorpreso e la testa di Ayako fa capolino.

«Ehi campione cosa ci fai ancora qui? Sono passata a chiudere la palestra, oggi non mi hai chiesto le chiavi.» Mi guarda e non le serve molto a capire che sono preoccupato. Aya mi conosce dalle medie, ma ha anche un istinto materno nei miei confronti accentuato. «Cosa c’è, Ru?»

«Perché cosa ti fa pensare che deve esserci qualcosa?» Ho una grande considerazione di lei, ma da qui a confidarmi.

«Non so è una sensazione. Sono capitare un po’ di cose: dalla prolungata assenza di Haruko dal club a Hanamichi ammalato per una settimana e praticamente irriconoscibile oggi. Vogliamo parlare di te?» Scuoto la testa non voglio sapere cosa ha capito dal mio comportamento, però ovviamente fa di testa sua. «Quando mai hai saltato un allenamento? Oggi addirittura in ritardo e non ti sei fermato per i tiri supplementari.» Sorride con fare strano. Lo conosco quel sorriso me lo rivolge spesso ultimamente. «Semplici coincidenze? Non credo proprio.»

Si siede anche lei. Restiamo in silenzio, ammetto di aver bisogno di buttare fuori quello che ho dentro solo mi fa paura il suo giudizio. Non è la stesa paura di Hanamichi, ma più che lei possa dirmi quanto sono scemo. Tastiamo il terreno. «Se non sono coincidenze allora cosa sono?»

«Conseguenze di azioni e sentimenti confusi.» Diretta. Alzo il sopracciglio. «È normale visto i soggetti. Però mi domando quando ti deciderai a parlargli. Hai fatto passare una settimana quante altre ne vuoi far passare? Stai lasciando al tempo di mettersi tra voi e non è un bene. Anche la cosa più piccola si ingigantisce se non viene chiarita.»

Lascio cadere la maschera. Ho sempre pensato che se fossi completamente matto le avrei chiesto una mano. Matto lo sono davvero e mi ci ha fatto diventare quell’idiota. «Non credo mi ascolterebbe, ora.»

«Questa convinzione si basa su cosa?»

Speravo lo sapesse lei, niente da fare l’unico che può aiutarmi resta Mito. «Sta con Harukina cara.»

Il pensiero di quei due insieme mi fa una rabbia. «Secondo me ti sbagli. Hanamichi non è interessato a lei, è successo qualcosa tra loro di brutto. Haruko mi ha detto che non se la sente di venire al club visto le persone orribili che ci sono. Quindi almeno che non si è ammattita la sua è rabbia contro qualcuno. Hana è l’unico che può averle detto qualcosa che l’ha ferita.»

Stringo le mani tra loro, questa opzione non mi ha mai sfiorato. Insomma la scimmia ha sempre stravisto per quella e di sicuro con lei sarebbe una storia più semplice.

«Detto tra noi: in questo mese mi avete fatto davvero sperare. Hana ti guardava con certi occhi così persi alcune volte. Nonostante facesse attenzione si è tradito spesso. Per me è facile dalla panchina, passo il tempo a osservarvi, quindi era impossibile non notarlo.» Annuisco, ora mi chiedo se ha notato anche… «Tu sei più discreto del rossino, ma hai sempre lo sguardo su di lui. Lo controlli, hai paura che ti scappi?»

«Una domanda che non merita risposta. Aya quanto ti sei diverta a tenerci d’occhio? Hai visto altro?» Un po’ mi da fastidio, mi piacerebbe che certe cose restassero solo nostre.

«Niente di compromettente, Ru. Sono felice per voi. Avete sprecato un anno intero a darvi addosso, vi siete rincorsi per così tanto quando è tornato dalla riabilitazione. Ho sempre visto qualcosa di più tra voi due, vi cercavate ed eravate sempre insieme anche solo per insultarvi a vicenda. Inoltre quando sei tornato dalla nazionale si vedeva che ti mancava.»

Mi mancava. Mi manca. Credevo anch’io in qualcosa di più, ma il mio non riuscire ad aprirmi e il suo vergognarsi sono stati più forti. Oppure il nostro orgoglio si è ancorato a questo? Non siamo certo i tipi da ammettere di aver sbagliato.

«Sai non è facile capirti, parlarti e andare oltre quella che sembra altezzosità. Hanamichi ci è riuscito a far breccia nel tuo cuore, non si è arreso alla prima difficoltà e ora tocca a te dimostrargli quanto tieni a lui.»

È impossibile restare impassibili davanti all’idiota. Non ci sono riuscito, lui è calore e allegria tutto quello che è mancato nella mia vita. Io sento quanto tiene a me, a Kaede così com’è. Questa è una cosa che mi fa impazzire, perché dovrei essere tutto quello che lui detesta nelle persone. Ripenso a tutto quello che la mia testa rossa ha fatto per me, mentre io gli ho concesso così poco. Come se non fosse necessario permettergli di entrare nel mio mondo.

«Sempre bello parlare con te. Però adesso dovresti cercarlo, insomma Kaede Rukawa che si fa soffiare l’idiota da una ragazzina? Ma quando mai si è visto. Casualmente so che stasera la madre di Hanamichi ha il turno in ospedale.»

Si alza spolverandosi la gonna, mi lancia le chiavi della palestra prima di andarsene. Mi sorge un dubbio. «Non è casuale questa conversazione, vero?»

«No. Una brava manager sa sempre quando i suoi giocatori hanno bisogno di una mano. Specialmente quando sono i suoi preferiti a essere in difficoltà.» Mi fa l’occhiolino

«Non farti sentire da Miyagi.» Ride salutandomi. La porta si chiude e sono di nuovo solo.

Mi rendo conto di quanto sono stato in giusto. Hanamichi è una persona vivace e spaccona, ma nasconde una grande insicurezza e io lo so bene. Invece di aiutarlo con il mio atteggiamento ho peggiorato la situazione. Sono così abituato a non esprimermi, pensando che nessuno ha voglia di conoscermi, da aver riversato anche su di lui questo pensiero. Eppure Hana ha capito che doveva avvicinarmi con calma, procedere per gradi, senza invadere troppo il mio spazio. Quanto mi ha dato senza avere niente in cambio e nel momento in cui aveva bisogno di me io gli ho intimato di lasciarmi in pace. So anche perché l’ho allontanato in quel modo. È stata la paura di concedermi a lui, di dargli fiducia e farmi dominare permettendo di prendermi e consegnandogli il potere di farmi soffrire. Una concessione e abbandono che non ho mai fatto per nessuno, neanche per mio padre.

Sospiro, davvero voglio perderlo? No, se ho ancora una possibilità non posso lasciarmela sfuggire.

Cosa credere?

Dovrei andarmene e lasciar perdere però Sendoh riesce a innervosirmi sempre e comunque. Come posso far finta di non averlo visto soprattutto dopo quella disgraziata sera.. Lui ha osato baciare la MIA volpe nella NOSTRA palestra. La mia volpe… davvero posso considerala ancora tale? Davvero voglio rendermi ridicolo davanti all’istrice? Ho paura, lo ammetto, che possa sbattermi in faccia che lui e Rukawa stanno insieme e che questo mese è servito alla volpe per decidere chi di noi due era meglio… avranno riso alle mie spalle? «Sakuragi cosa ci fai da queste parti?»

«Niente che ti interessi.» Non c’è mai stata simpatia tra noi. Sarà che è sempre stato venerato come un Dio del basket. Quella sua aria superiore. Sa di essere un campione e non lo nasconde, anzi gli piace sentirselo dire.

«No, in effetti. Buona serata!»

Sventola una mano davanti al volto con aria di sufficienza. «Cosa ci fai tu qui, se non sbaglio il Ryonan è da tutt’altra parte.»

«Questo campetto è più vicino allo Shohoku. Io e Rukawa ci vediamo spesso qui.» Salto su, l’argomento non è stato tirato in ballo casualmente.

«Lo so, non hai bisogno di dirmelo. Conosco molte più cose di quanto immagini.» Cerco di trattenere la rabbia, giuro vorrei tirargli un pugno in faccia. Così giusto per divertimento.

«anch’io so qualcosa su voi due. Tipo che vi siete frequentati parecchio ultimamente. Fortuna che poi è rinsavito. Deve aver capito che sei un pallista.»

Razza di stronzo. Il pugno mi scatta in automatico e per fortuna mi fermo un minuto prima di colpirlo. Non ne vale la pena, cos’è dopo vuole correre da Rukawa per farsi mendicare? «Senza fare a pugni non sai difenderti oppure hai paura di vedertela con me?»

«Sta zitto! Tu non sai niente. Scendi dal piedistallo, essere bravi a basket non ti rende migliore di nessuno. Sei solo un pallone gonfiato che crede di poter avere tutti ai suoi piedi.» Ride! Capite come reagisce? Ridendo. Evidentemente non ha nessuna considerazione della mia opinione.

«Non me ne frega niente di quello che pensi di me. Ti rode tanto che io sia più bravo, che Rukawa mi consideri il suo avversario numero uno. Mentre tu… sei solo un povero idiota.» Mi manda in bestia. Possibile che alla volpe piaccia una persona così spiacevole? «Se vuoi saperlo è altro che mi interessa. Conquistarlo non è stato facile, lo dovresti sapere, ma io non farò il tuo stesso errore.» Mi sento male. Sta dicendo che è riuscito dove io ho fallito? «Come hai potuto perdere tempo con quella ragazzina? Preferire di accompagnare a casa lei invece che restare con lui. Dovrei ringraziarti mi hai lasciato campo libero quella sera.»

«Il fatto che tu l’abbia baciato non significa niente!» Sembra sorpreso. Ovvio, non pensava che li avessi visti. Mi ha fatto male vederli insieme. Avevo bisogno di Ru dopo il disprezzo di Haruko e cosa faceva? Baciava questo viscido.

«Eri lì? Non ti abbiamo sentito.»

Sembra sorpreso, spiacevolmente. Il sorriso scompare dalle sue labbra, ma cosa ha? «Si! Tranquillo ho notato.»

«Hai visto qualcos’altro? Oppure sentito?» Sembra spaventato. Sono quasi tentato di mentire. «Allora? Razza di idiota rispondimi.»

Ma glielo ha dato la volpe il permesso di chiamarmi così? Altrimenti non si spiega il motivo per cui lo fa di continuo. Questo pensiero mi fa rabbia.«No, sono andato via appena vi ho visto. Non sono mica un guardone!»

Faccio un passo indietro non so ma la sua espressione non mi piace per niente. Mette i brividi… di paura. Il sorriso sulle labbra torna ed è malefico. Qualunque cosa mi dirà non devo crollare davanti a lui.

«Buon per te che non lo sei. Sono cose private, non mi piace che altri vedano il mio Kaede in certe situazioni. Quando è così passionale e la sua voce si eleva in grida di piacere. Quella sera è stato bellissimo non ne aveva mai abbastanza. Fortuna che casa sua è sempre disponibile, una volta provato è impossibile farne a meno.»

Sta mentendo… il suo Kaede… certe situazioni… grida di piacere… non hanno significato queste parole. Sta parlando di qualcun altro non della mia volpetta. «Sei un bugiardo, Sendoh. Non ti credo.»

«Sai quanto me ne importa che tu lo faccia oppure no. Anzi mi stai annoiando e io devo andare, Rukawa avrà finito i suoi allenamenti supplementari. Spero che non sia troppo stanco per altro»

«Sei un maledetto bastardo!» Gli mollo un pugno violento. So che non devo farmi influenzare, chiedere alla volpe, ma immagini di loro due avvinghiati si affacciano alla mente. Indipendentemente dalla mia volontà.

«Un bastardo che ti ha portato via Rukawa. Divertiti con la tua ragazza, tranquillo avrò estrema cura di lui.»

Se ne sta andando con quel sorrisino di vittoria. Cado a terra. Possibile? Sembrava così convinto di quello che diceva. Come si può mentire così io non ne sono in grado. Ripenso all’atteggiamento della Kitsune oggi. Allo sguardo che mi ha lanciato negli spogliatoi. Ecco perché dopo quella sera non è andato né a scuola né agli allenamenti. Si vede che era stanco o forse non riusciva neanche a camminare. Mi sale un conato di nausea. Non ci voglio pensare. Io devo fare qualcosa, come posso continuare a stargli vicino a guardarlo… Guardarli insieme durante una partita tra le nostre squadre senza immaginarli in altri atteggiamenti. Quell’istrice con le mani sul mio amore. Non posso più stare al club devo lasciare il basket. No, io non posso credere a Sendoh. Insomma Ru e io non siamo mai riusciti ad andare sino in fondo, adesso con quel coso addirittura in palestra?

Resto per un po’ di tempo seduto sotto il canestro finché non rabbrividisco. Mi alzo prendendo la strada di casa. Rukawa mi ha intimato di lasciarlo stare ed è quello che volevo fare, ma vederlo con un altro è troppo. Se resto cosa dovrò sopportare? Io mi conosco alla prima mossa sbagliata del porcospino andrei fuori di testa. Senza alcun diritto di farlo e finirei per irritare la volpe. Ho sempre considerato Kaede Rukawa come mio. Il mio nemico. Il mio rivale. La mia volpe. Il mio sogno. Il mio amore.

Come faccio a resettarmi il cervello dopo che credevo davvero che sarebbe stato mio per sempre?

Rabbrividisco affossandomi ancora di più nel giubbotto. Spero che l’idiota non sia andato in sala giochi con l’armata, dopo aver parlato con Akagi. Sempre che non sia andato a trovare Harukina cara. Niente da fare so di aver sbagliato ma il fatto che lui l’abbia baciata mi urta da morire. Quella non dovrebbe neanche respirargli vicino. Sono geloso. Sorrido, forse era meglio quando il mio mondo ruotava intorno al basket. Meno complicazioni eppure non tornerei indietro. Hana ha acceso dentro di me l’amore. Amore che non credevo avrei mai provato. Ha colorato il mio mondo e io voglio donargli lo stesso, finché mi vorrà. Non ho paura del dolore che ne verrà so che la mia testa rossa avrà cura di me.

Guardo di nuovo la strada nella speranza di vederlo giungere. Chissà se ho fatto bene a seguire il consiglio di Ayako. Un ombra si profila all’orizzonte, lo riconoscerei ovunque. Mi alzo. Eccolo qui, la prima cosa che mi colpisce è il suo volto stanco. Poi noto la sorpresa nel vedermi davanti casa sua. Davvero sei così idiota? Non posso permettere che altro silenzio si frapponga tra noi. Sono una persona decisa e voglio riprendermi ciò che mi appartiene. Cerco di afferrare il suo sguardo, ha gli occhi lucidi. Cosa gli ha addetto Akagi? Io l’ammazzo quella ragazzina. Cosa ti ha fatto per spegnerti tu che sei così solare? La mia testa rossa non si smentisce, dopo il primo momento di stupore ritrova la sua verve attaccando per primo.

«Cosa ci fai qui? Non mi sembra di averti invitato e non ho nessuna intenzione sprecare tempo con te» Mi urla contro con forza. La sua figura, ora, sfrigola di rabbia. Faccio inconsciamente un passo indietro. Ho visto Hanamichi arrabbiato sul serio solo una volta e non ci tengo a diventare l’oggetto della sua VERA furia. «Cos’è stasera eri stanco del porcospino e ti sei ricordato dell’idiota?»

Ma cosa sta dicendo è impazzito? Perché dovrei essere con Sendoh? Mi da fastidio anche solo sentir pronunciare quel nome. Quello che ha fatto ancora mi fa incazzare. Soprattutto ce l’ho con me per non averlo fermato. Ho permesso a un altro di baciarmi nella NOSTRA palestra, come ho potuto? Mi scuoto da questo pensiero. Non serve più pensarci. «Non so di che parli.»

Il mio tono piatto e annoiato lo colpisce. «Davvero? Be non ho nessuna intenzione di sprecare fiato per spiegartelo. Non ti darò altre armi per prendermi in giro.»

Mi spinge di lato per poter aprire la porta di casa. Non mi liquidi così, Do’hao. Davvero credi che mi arrenda? Userai tutto il fiato che hai ne sprechi tanto per sparare cazzate e non vuoi cacciarlo con me? «Non abbiamo finito.»

Infilo un piede prima che l’uscio si chiuda. Non credo mi farà male, sa bene anche lui che servo alla squadra.

«Rukawa vattene!» Faccio forza per aprire questa dannata porta. «Valevi essere lasciato in pace, ti ho accontentato quindi non rompermi. Tornate da Sendoh, tanto a lui non hai remore a concedere ogni cosa.»

Cazzo sta dicendo. Spero non intenda quello perché se riesco a mettergli le mani addosso è un’idiota morto. «Adesso basta!»

Riesco a coglierlo di sorpresa spintonando la porta. Cade all’indietro e io finalmente riesco ad entrare in casa. Lui resta a terra è nero di rabbia, ma io lo sono di più per quello che ha detto. «Non hai il permesso di…»

«Sta zitto!» Sono furioso, come può credere che io… non riesco neanche a formulare il pensiero.

Stranamente la scimmia si zittisce subito, forse ha intuito che è meglio non ribattere. Mi appoggio alla porta cercando di far scemare la rabbia, nella penombra in cui ci troviamo sembra tutto così irreale. Le sue parole di accusa. Le mie paure. Possibile che in pochi giorni siamo riusciti a distruggere quello che ci ha legati dal primo istante? Non sento comprensione tra noi, com’è possibile? Anche da nemici, nascosta sotto strati di odio fasullo, c’è sempre stata.

«Lascio la squadra.» Una bomba causerebbe meno danni di questa sua affermazione. È convinto della cazzata che sta dicendo. Abbasso lo sguardo, Hana è sdraiato a terra con un braccio sugli occhi. Sembra arreso all’inevitabile.

«Smettila!» La mia voce gronda gelo. Da quando lo conosco ne ha dette e fatte di stronzate ma non è mai arrivato a simili livelli.

«Non darmi ordini. Sei l’ultimo al mondo che può farlo!»

«Allora piantala di vaneggiare e per una volta cresci. Credevo fosse finito il tempo delle cazzate.»

«Cazzate?» Agilmente si mette in piedi parandosi davanti a me. Istintivamente mi metto in posizione di difesa. «Potresti almeno fare lo sforzo di capire, dopo quello che ti ho detto. Non puoi pretendere che io resti in squadra con te… con te… vederti… tu…»

«IO cosa?» Perché non butta fuori tutto, almeno riesco a capire cosa gli passa per la testa.

«Ma si, voglio proprio vedere cosa ti inventi.» Ancora alla prossima allusione gli mollo un pugno. «Vi ho visti in palestra.» Alzo un sopracciglio. «Tu e Sendoh.» Spalanco gli occhi, era lì? Ma non stava con Harukina? Hana interpreta male la mia sorpresa. «Oh se non chiudi le porte della palestra è un miracolo che ti abbia visto solo io.»

«Cosa hai visto?» Insomma oltre a vedere avrà anche ascoltato.

«Il ragazzo che amo. Quello che mentre io mi facevo insultare, solo per potergli dire ancora una volta ti amo, si faceva baciare da quell’idiota di un porcospino nella nostra palestra.»

Che significa “si faceva baciare”? Ma se gli ho mollato un pugno intimandogli di non azzardarsi più. Ma c’è altro che mi preme di sapere. «Cosa ti ha detto l’Akagi? Cosa è successo tra voi?»

«Non sono cose che ti riguardano. Vattene!»

«Che cosa ti ha detto?»

«Che ti importa, tornatene da Sendoh!»

Stiamo urlando tutti e due, si anch’io ma ho smesso di chiedermi come faccia a farmi sclerale così. Stanco lo colgo di sorpresa sferrandogli un pugno alla mascella. Cade disteso a terra e io gli sono sopra impedendogli di muoversi. «Idiota. Sei un grandissimo idiota. L’ho pensato la prima volta che ti ho visto e continui a darmi ragione.»

«Baka non osare.»

Stringo la presa sui suoi polsi, deve stare zitto. Come può dirmi certe cose. Come può crederci. «Dici di aver visto e tutto quello che sai dirmi è tornatene da Sendoh? Come posso non chiamarti idiota!»

Vedo un lampo nei suoi occhi forse ha incominciato a far funzionare il cervello. Mi illudo davvero di essere riuscito a farmi ascoltare, ma niente. «Non mi freghi. Non cercare di rigirare le cose in tuo favore. Il porcospino è stato molto chiaro quando ha detto che vi siete rotolati sul pavimento della palestra.» Davvero? E io dov’ero quando succedeva? «Con lui non hai avuto remore a concedere. Anzi gli hai concesso tutto e subito. Ma stiamo parlando del GRANDE Sendoh mica di un DA’OHO come me.»

«Ma stai dicendo sul serio?»Sta sparando un sacco di stupidaggini eppure sa la verità. Se ha visto quanto accaduto tra me e Sendoh non può aver frainteso il mio pugno come gesto affettuoso.

«Sendoh non fa molto per tenerlo nascosto.» Allento la presa su i suoi polsi restando a cavalcioni su di lui. Meglio tenerlo in parte bloccato. Non voglio che finisca a pugni come al solito.

«Cosa ti ha detto esattamente, quando?» Aggrotto lo sguardo per fargli capire che pretendo una risposta seria.

«Stasera al campetto vicino scuola. Prima di raggiungerti in palestra.» Non può essergli sfuggito che io sono qui con lui, quindi che non avevo appuntamenti con il numero sette del Ryonan. «Quando l’ho visto… volevo… io… volevo menarlo. Ma soprattutto sapere se voi due state insieme. Non si è fatto pregare molto non è sceso nei particolari ma mi ha chiaramente detto che avete fatto sesso e altre cose che non ci tengo a ripete.»

«Gli hai creduto?» Qualcosa mi manca per comprendere. Hanamichi non può pensare davvero che io abbia fatto sesso con il porcospino.

«Perché no? Quel bacio… inoltre non si può mentire così e a che scopo. Avrebbe senso solo se fosse stato rifiutato.»

Ecco quando mette in moto il cervello ci arriva da solo. «Secondo te perché gli ho rifilato un pugno quando mi ha baciato cogliendomi di sorpresa?»

«Non mentirmi volpe di cosa stai parlando?»

«Do’hao! Cosa hai visto in palestra?»

«Solo che lui si è avvicinato e ti ha baciato.»

Come ho fatto a innamorarmi di un simile idiota. Kimi, vuoi punirmi per aver tenuto lontano da me i sentimenti? Per aver trattato freddamente i miei compagni di scuola e squadra? Ma non potevi scegliere una punizione più leggera? «Potevi restare. Avresti visto il mio pugno. Avresti sentito che non sono interessato a lui e che tu sei importante per me. Continui a farmi del male molto più adesso che quando eravamo nemici, come hai potuto credergli?»

Sussulta ma non arretra. D’altronde se lo facesse non sarebbe il mio Da’hao.«Come potevo? Io non so niente di più di quello che mi hai detto un mese fa. Mi tieni fuori e andare per interpretazione significa anche ascoltare bugie e crederle la realtà. Lui è sempre stato il tuo rivale numero uno. È rispettato. Mi hai detto più di una volta che lo vedevi per gio…»

Gli poggio una mano sulla bocca. Ho mancato con lui dando per scontato che mi avrebbe sempre compreso senza dovermi sforzare e modificare il mio carattere. Ma come può credere a quel cretino? «È un rivale da battere, ma solo quello. Tra noi c’è molto di più, almeno lo speravo.»

Ci credevo davvero, mi ferisce che non è venuto da me. Avrei preferito i pugni a questo. Come può davvero pensare che lo sostituirei? Lui che mi ha restituito il sorriso e fatto battere il cuore. Mi lascio scivolare a terra. «Mi ha detto che gli piaccio. Il principale motivo per cui mi sfida è per provarci con me. Stasera quando l’hai visto probabilmente era ancora arrabbiato perché l’ho rifiutato. Quella sera in palestra è venuto a convincermi di quanto io e te siamo incompatibili.»

Prendo fiato, per me parlare è sempre uno sforzo immane. Pagherai anche questa, Do’hao. «Ci è riuscito? Per questo sei qui?»

«Mi chiedo perché perdo tempo con te.» Gli do le spalle voltandomi su un fianco. Non sono bravo a parlare e lui ormai non vuole più ascoltarmi… Davvero voglio arrendermi?

Dannazione. Dannazione io non ci capisco più niente. Maledetta insicurezza. Non so più a che pensare. Prima mi allontana, poi mi avvicina, Haruko e Sendoh. Ho una confusione in testa. Vorrei che mi aiutasse. Sono uno stupido lo ha già fatto, non l’ho mai sentito parlare tanto eppure vorrei che lo facesse ancora. Vorrei sentire che tiene a me.

«Almeno non hai più nessun motivo per lasciare la squadra.» Spalanco gli occhi. Su questo punto non si è arreso, in fondo lo speravo.

«Ne ho più di uno per farlo.» Le parole di Haruko bruciano ancora, forse non smetteranno mai di far male.

«Sendoh mi ha detto che ti ha visto baciare Haruko. Ho creduto alle sue parole finché non hai detto che ti sei beccato degli insulti.»

Baciare Haruko ma che si è fumato quella sera il porcospino. Lo uccido appena ho l’occasione. Gli spezzo le gambe a quel cretino. Sono talmente preso dall’inveire contro l’istrice, dalle ore contate, che solo in un secondo momento capisco le parole di Rukawa. «Non ho baciato, Haruko. Quella sera le ho chiesto di accompagnarla solo perché volevo dirle la verità: che sono innamorato di un ragazzo.»

Gli volto le spalle anch’io stringendomi in posizione fetale. «Cosa ti ha detto?»

Mi mordo le labbra non ho voglia di dirglielo. Rukawa sospira irritato dal mio silenzio. Non ci riesco mi fanno troppo male. Sussulto quando le braccia della Kitsune mi stringo. «Cosa ti ha detto?»

Kimi, quanto mi è mancato il calore del suo corpo. Mi rilasso contro di lui e le parole fluiscono libere. «Che faccio schifo. Che sono un malato e non devo toccarla. Che mi sono nascosto dietro alla cotta per lei solo per mascherare i miei gusti da maniaco.» Una lacrima scende non posso impedirmelo. Lei è sempre stata dolce e gentile come ha potuto trattarmi così? «Sono tornato in palestra perché avevo bisogno di te. Volevo sentirmi dire che non sono un mostro. Che il mio amore per te è una parte di me, ma non identifica chi sono.»

Kaede mi tira a sé. La sua bocca si posa sulla mia nuca. Non lasciarmi andare ancora, resta qui. «Non sono bravo con i sentimenti, ma non potrei umiliare così una persona. Posso capire la sua delusione, però non aveva nessun motivo per punirti così.»

Mi volto verso di lui a fatica, stringe così forte da impedirmi qualsiasi movimento. Finalmente ci riesco e lo guardo negli occhi. Quelle bellissime iridi blu in cui mi piace perdermi. «Io sto così male perché in fondo ha ragione. Mi sono nascosto dietro la cotta per lei per paura di ammettere quanto in realtà fossi innamorato di te.»

Scuote la testa. «Anche se fosse così non meritavi quel trattamento.»

Mi accarezza una guancia avvicinando la fronte alla mia. «Kaede…» Voglio chiedergli scusa. Ho pensato le cose peggiori non gli ho creduto e lui è qui. «Scusami. Quel giorno non volevo dire che mi vergogno di noi e tutte le altre sciocchezze che mi sono uscite dalla bocca. Tu sei importante per me. Lo sei talmente tanto che rinuncerei a tutto…»

Mi bacia per zittirmi. Bacio, non esageriamo, sembra più una carezza e mi piace. La volpe non mostra quasi mai la sua dolcezza, la passionalità si, ma il lato più tenero di rado. Che esca fuori in questo momento in cui sono così “fragile” mi riempie di calore. «Mi sono arreso al fatto che sei irrimediabilmente un Do’hao.» Sorride. Vi rendete conto che questa volpaccia spelacchiata osa ridere del Tensai? «Ormai posso fare poco devo prenderti così come sei. Per fortuna ho capito come ammansirti, scimmia.»

«Ehiiii!!! Non osare darmi della scimmia. Guarda che il genio non ci mette niente a renderti stola, volpaccia.» Insomma quando sentirò da questa boccaccia parole come: sei la luce dei miei occhi, la tua bellezza mi abbaglia. «Pensare che dovrò sopportarti per tanto tempo.»

«Non dirlo a me, tra tanti proprio con il re degli idioti dovevo finire.»Non riesco a vedere il suo viso, lo tiene premuto contro il mio collo, ma ho l’impressione che si stia divertendo un mondo.

«Conosci qualcun altro che mi si accatterebbe?» Mi abbraccia più forte. «Se non sbaglio ti piacciono gli idioti.»

«No, mi piace il mio idiota. E si, sono l’unico pazzo che ti si accatterebbe. Sarà una conseguenza di tutte le testate che mi hai rifilato. Prima non ero così.»

Cosa fareste voi a questa Kitsune dispettosa? Come siete estremisti il Tensai possiede un’altra levatura. «Certo dirlo a te fa un certo effetto: stai ciarlando troppo.» Lo scosto da me per poterlo guardare in volto. Gli bacio la fronte. «Devo assolutamente.» Bacio il mento. «Chiuderti questa boccaccia.» Bacio la punta del naso. Portandomi a un soffio dalle sue labbra. «Prima che mi faccia impazzire.»

Lo coinvolgo subito in un bacio umido. Cerco la sua lingua, lotto per il predominio e lui mi asseconda premendosi forte contro di me. Le sue mani si appoggiano sul mio volto… ahhh, quando mi bacia così cosa non gli farei. Ci separiamo lentamente, il respiro rapido. Forse davvero ora non servono più le parole. Lui è qui tra le mie braccia e stavolta ci resterà a vita. Lo prometto mentre lo stringo a me. Restiamo abbracciati finché il pavimento duro inizia a essere scomodo.

«Volpacchiotto?» Lo chiamo è fermo da un po’ e ho la vaga sensazione che si sia addormentato. «Ru ma stai dormendo?» Lo scuoto forse troppo bruscamente e mi arriva una gomitata nelle costole. «Ahio! Ma ti sei messo in testa di massacrarmi? Prima il pugno e poi questo!»

«Te lo meriti visto che combini solo disastri.»

«Grrrrrrr!» Ringhio come una tigre. Ma è mai possibile che io debba essermi innamorato proprio di questo qui? Deve esserci un errore. Adesso gli mollo una testa, passi che devo farmi perdonare però non può pensare di passarla liscia. I miei propositi di vendetta vanno in fumo quando la volpe si muove contro di me in cerca di calore. Arrossisco, la vicinanza con il suo corpo risveglia la mia eccitazione. Non voglio che lui lo capisca e mi scosto. Insomma sarebbe davvero inopportuno, dopo quello che ho pensato di lui, fargli capire che lo desidero da morire. «Le conosci tutte per distrarre il Tensai, ma questo non ti eviterà la mia vendetta.»

«Idiota!» Sorrido, affondando il volto nei suoi capelli. Adoro l’odore che amano e sono così morbidi.

«Il pavimento è duro e freddo, ti va di bere una tazza di tea caldo?» Lo sento annuire. «Ok, vai in camera mia io vado a prepararlo.»

«Quale sarebbe la tua stanza?» Vero è la prima volta che viene qui.

«La prima porta a sinistra.» Lo bacio a tradimento sulle labbra e fischiettando mi avvio in cucina. Tolgo il giaccone e mi sciacquo le mani. Dopo giorni sono di nuovo sereno, pensare che appena parlato con quel bastardo (me la pagherà per le stronzate che ha detto) credevo di aver perso tutto. Tra me e Kaede c’è qualcosa di forte a legarci altrimenti non ci saremmo ritrovati. Certo ancora non è tutto a posto, non conosco i suoi sentimenti… non dovrei voler certezze dopo quello che ha fatto e detto ma… le voglio. Abbiamo rischiato di perderci e non voglio accada di nuovo, almeno non per questa sua difficoltà di parlare. Poso sul vassoio le tazze e un piatto di biscotti. Quando entro in camera il volpacchiotto è seduto sul mio futon. Si è tolto il giaccone e tiene le ginocchia premute al petto. Gli offro il tea. Lo sorseggiamo in silenzio, ammetto che stando con lui ho imparato ad apprezzarlo perché non è mai pesante. Anzi, forse dopo tutto questo, posso percepire l’anima del mio volpacchiotto.

«Hana vieni qui?» Mi tende una mano, non me lo faccio ripetere, la prendo avvicinandomi. Le sue braccia mi circondano il collo mentre le mani giocano con i miei capelli. Lo tiro contro di me stringendogli i fianchi e lui si siede a cavalcioni sulle mie gambe. Sarà la tensione, quello che ci siamo detti o semplicemente il fatto che lo amo e lo desidero. Ho il cuore che mi batte a mille.

Parlami Kaede, so che lo hai fatto prima e anche troppo per i tuoi standard ma io ne ho bisogno. Come se avesse intuito i miei pensieri la sua bocca si poggia sulla mia dando il via a un bacio coinvolgente. Al solito, Kaede Rukawa non parla ma agisce. Alterniamo baci dolci ad altri più appassionati mentre le mani vagano sui nostri corpi. Mi accarezza le spalle e la schiena, strattona la stoffa della maglietta marchiandomi il collo. Ne approfitto per farmi audace e infilo le mani sotto la felpa assaporando la morbidezza della sua pelle e il calore che emana. Gli sfioro lo sterno, continuo e tocco un capezzolo per sbaglio. Si stacca dalle mie labbra con gemito che mi fa rabbrividire. Le nostre felpe volano lontano e io resto abbagliato ancora una volta dalla sua bellezza. Sensualmente si offre a me e non mi faccio pregare, con la lingua percorro il collo facendolo tendere. Sento le sue mani su di me e impazzisco dal piacere che mi trasmettono, premo le mie sul suo fondoschiena palpandolo.

«Ah, Hana!» I nostri sessi si toccano, ancora coperti dalla stoffa, e io perdo completamente la testa. Voglio fare l’amore con lui. Lo bacio, togliendogli il fiato,mentre lo faccio stendere sul futon. La volpe sembra tranquilla di solito a questo punto se non vuole mi ferma. Continuo ad assaggiarlo. Scendo sul petto, gli addominali e affondo piano la lingua nel suo ombelico. Mi da di matto il modo in cui sospira e asseconda i miei movimenti premendomi contro di lui. Alzo lo sguardo per osservare il suo viso ha gli occhi socchiusi e si morde le labbra. «Hai già finito, idiota?»

Sorrido non vuole cedere neanche adesso. Non è adorabile la mia volpetta? «No, ho appena cominciato.»

Lentamente, desidero capisca che può tirarsi indietro quando vuole, lo spoglio degli ultimi indumenti. Senza smettere di osservare il suo volto. «Kaede…»

Mi tira a sé baciandomi e le sue gambe mi cingono i fianchi. Mi aiuta con qualche difficoltà, visto che non riusciamo a staccarci, a togliere i pantaloni e boxer. Quando i nostri corpi nudi vengono in contatto un brivido mi scorre sulla pelle. «Kaede…»

Mi vuoi davvero? Vuoi essere mio? «Prendimi Hana. Fa l’amore con me.»

Il cuore perde un battito non voglio altro che perdermi dentro di lui, ma ho paura di sbagliare. «Lo vuoi davvero?»

«Ti risulta che io dica le cose tanto per dare aria alla bocca, Do’hao?»

Cioè anche ora mi deve dare dell’idiota? Ma se gli do una testata pare brutto? «Sei sempre il solito baka Kitsune!»

Sorrido, ricominciando a baciarlo. È il modo più semplice per zittirlo e poi piace a entrambi. Credo che lo utilizzerò spesso. «Te lo sto chiedendo io non mi vuoi?»

La voce mi esce in un soffio, so che mi desidera come io lo desidero tentennare non è da me. Voglio andare contro la paura e i luoghi comuni sulla virilità, per lui. Non riesco con la voce a dirgli quanto lo amo, ma ho il mio corpo per farlo. Un corpo che lui vuole e trova eccitante. Questo mi fa impazzire. «Non desidero altro. Kaede… hai paura?»

Nel dirlo poggia la mano sul mio petto all’altezza del cuore. «No. Tu?»

«Tanto non voglio farti del male.» Tremo e chiudo gli occhi. Tutte queste sensazioni insieme le inizio a temere, non so come gestirle.

Sei così dolce, Hana. Ti adoro perché mi hai dato qualcosa che non credevo sarebbe mai giunta nella mia vita. Ho paura si e voglio che tu lo sappia. «Allora ho paura anch’io, ma non fermarti.»

Lo attiro a me. Voglio lasciarmi andare con l’unica persona che ha davvero toccato il mio cuore. Il solo a cui sento di poter dare completa fiducia. Lui che non si è arreso davanti al mio carattere difficile. Lui che nel bene e nel male è parte di me da sempre. Gemo sotto le sue carezze. Il piacere che mi procura è tanto. Prepara il mio corpo con attenzione, si attarda nei preliminari per me eppure quando sento il suo sesso premere contro la mia intimità non posso impedirmi di sussultare. Qualcosa, oltre la mia volontà, mi spinge a tirarmi indietro. Hanamichi lo percepisce e mi abbraccia restando fermo. Respiro lentamente concentrandomi sul poco piacere che sento. Affonda ancora in me. Nascondo il viso contro la sua spalla non voglio che capisca quanto mi fa male. «Kaede…»

La sua voce è tesa, so che sta facendo uno sforzo per trattenersi non vuole vedermi soffrire. «Mhhh!!»

Non chiedermi di parlare ora, potrei mandarti al diavolo e allontanarti. Voglio fare l’amore con te, ma la mia forza e orgoglio si ribellano nell’accettare questo atto di possesso.

«Kaede io ti amo.» Mi sposto per guardarlo negli occhi. «So chi sei, ti conosco. Conosco la tua forza non sarà il tuo donarti a me a renderti debole ai miei occhi.» Mi sporgo per ricominciare a baciarlo stavolta ha davvero usato le parole giuste. Il mio corpo si apre permettendogli di entrare. Hana affonda in me arrivando in profondità. Grido di dolore stringendo gli occhi. «Mi dispiace.»

Scuoto la testa. «Credo sia normale la prima volt e poi è compito tuo farmelo piacere. Quindi vedi di muoverti.»

«Guarda se poi ti lamenti ricordati che la responsabilità è solo tua Ti piace proprio provocarmi?» Si ritrae e spinge di nuovo. Gemo e mi inarco per sentirlo meglio.

«Mai lamentato in vita mia… e provocarti mi piace da morire.» Glielo sospiro aggrappandomi alle sue spalle. I nostri corpi si tendono, le prime spinte sono dolci mentre troviamo il ritmo giusto. Continua a muoversi, su di me e dentro di me, quelle scintille di piacere che percepivo deboli e lontane diventano forti e costanti. Mi ritrovo a gemere e poi a urlare quando sfiora un punto dentro di me. «H…Hana… fallo… fallo di nuovo…»

Le mie parole devono eccitarlo perché inizia a spingere con forza portando una mano tra i nostri corpi per accarezzare il mio sesso teso. Mi perdo completamente nel piacere intenso che mi dona fino a raggiungere l’orgasmo che esplode lasciandoci ansimanti. Non so per quanto restiamo così uno addosso all’altro. Stretti, uno all’altro, finché Hanamichi non scivola al mio fianco. Ho il respiro veloce, il volto in fiamme e un piacevole indolenzimento in tutto il corpo.

«Stai bene?» Sorrido, mi volto verso di lui sfiorandogli la fronte. Gli scosto le ciocche umide che gli velano lo sguardo. Mi piace che i capelli gli stiano ricrescendo.

«Sei stato bravo.» Arrossisce e mi abbraccia. Strofino soddisfatto il volto contro la sua pelle.

«Ti amo tanto.» Lo so, ora lo sento. Sento l’amore che provi per me in ogni gesto o parola. Quando ti ho permesso di impossessarti del mio cuore? Come hai fatto a legarmi così? Come posso ancora chiuderti fuori se sei già dentro di me.

«Ti amo anch’io, Hana.» Credevo di non essere capace di dire queste parole. Ma lui ne ha bisogno per spazzare via ogni dubbio e perché voglio legarlo a me in modo indissolubile. La sua stretta diventa bruciante, ma non dice nulla. Rimaniamo così e io cado in un leggero dormiveglia dove percepisco le sue carezze e baci accennati.

«Volpetta?» Mugolo qualcosa, ho sonno. «Che ne dici di una doccia e nanna?»

«Va bene. Però che dirà tua madre se mi trova qui?»

«Finisce il turno alle nove, abbiamo tutto il tempo di fare colazione e uscire… ma anche se ti trovasse qui non mi importa.» Gli bacio il collo. «Non ho intenzione di nascondere quello che provo per te con nessuno. Sei quanto di più bello mi ha donato la vita voglio che lo sappiano tutti. Se qualcuno osa anche solo fiatare si beccherà una testata.»

Sussulto, volevo sentirglielo dire per cancellare la sensazione lasciatami da quel mi vergogno. Percepire la sicurezza nella sua voce mi fa battere il cuore. Ma ho sempre una reputazione da difendere. «Idiota non vorrai mica mettere i manifesti?»

«Perché no. Considerando quello che ha fatto Sendoh direi che servono. Così il prossimo che vuole provarci con te sa a cosa va incontro. L’ira del Tensai non perdona.»

«Quanto sei scemo.» Ridiamo insieme, mi sa che questo idiota mi darà un bel da fare con la sua gelosia e possessività. Però mi sa che LUI non ha ancora capito in che guaio si è cacciato.

Fine(?)