Innocenza rubata – Capitolo 3

Discalimers di rito:Slam Dunk, così come i suoi diritti, non sono miei. Io non ci guadagno un euroCent a scriverci. Quindi vi prego niente cause ^^

Buona lettura!!

Innocenza Rubata

di `ShaKa`

Capitolo III

Sono passati altri lunghi giorni, e Kaede finalmente sembra essersi ripreso fisicamente.

Oggi lo riaccompagno a casa, dopo due settimane di ricovero.

Quando ci chiudiamo la porta alle spalle mi guardo intorno. La sua casa è grande, silenziosa, ma più di tutto mi è sconosciuta. E’ la prima volta che vengo qui.

Kaede lentamente muove i passi verso il piano superiore, e io lo seguo.

Entrato, in quella che intuisco essere la sua camera, si avvicina al letto, sdraiandosi sopra le coperte. Io intanto chiamo il padre, per avvertirlo che siamo arrivati e che tutto va bene. Lui purtroppo ha dovuto riprendere il lavoro, e non ha potuto essere con noi, ma ha chiamato Kaede poco fa in ospedale, per rassicurarsi che tutto andasse bene. Si è messo a disposizione per qualsiasi cosa ci serva. E’ stato davvero gentile e premuroso.

Ormai è pomeriggio inoltrato, e io mi son messo a trafficare in cucina per preparare la cena, Kaede mi aiuta un po’. Lo guardo mentre si muove con me per la stanza, e mi sembra abbastanza sereno. Deve essere un sollievo per lui non essere più in ospedale. E spero sia un motivo in più per stare meglio. Durante il viaggio non abbiamo parlato molto, ultimamente il volpacchiotto è diventato più silenzioso del solito. Si è chiuso ancora di più in sé stesso, rifugiandosi dietro ad una fitta coltre di silenzio. Trovare un contatto con lui è sempre più difficile, ed è spesso con piccoli gesti che ci riesco. Piccole attenzioni, carezze.

Dopo cena siamo in camera sua, io sono seduto sul letto, e lui ha appena finito di farsi la doccia, mi si avvicina, in pigiama. Lo aiuto a medicarsi le ferite, aderendo i cerotti dove lui non riesce ad arrivare. Quando abbiamo finito gli tendo la mano, invitandolo a sedersi sulle mie gambe. Lui esita un attimo, poi lo fa. Lo cingo con le braccia, mentre lui passa le sue intorno al mio collo, abbracciandomi. Dopo uno sguardo veloce si china su di me, sfiorando le mie labbra. Rimaniamo così, minuti interi a scambiarci leggeri e casti baci. Molto dolci. Sentendo solo la necessità di questo lieve, e intimo contatto. Ci fa rilassare. Ed è come una conferma che va tutto bene.

Lui sembra tranquillo, ma quello che non lo è sono io. A volte mi sembra di essere così inadeguato, impotente, inutile, in tutta questa situazione assurda. Il mio unico conforto è nel sapere che Kaede non mi teme, e si sente al sicuro con me. Non ha paura nè teme i miei tocchi, né il mio amore per lui. E non voglio che questo cambi, non voglio che lui mi consideri come gli altri, che vedono solo la sua bellezza, soffermandosi alla superficie, senza considerare che dentro di lui c’è un anima, calda ed appassionata. Poggio la testa sulla sua spalla in cerca di calore, e lui mi stringe a sé, con tenera possessività. Mi accarezza i capelli. Adoro quando lo fa.

Ti voglio così bene Kaede…

?Tenetelo fermo!!….

…..avanti Rukawa dillo che ti piace…

… la tua bella faccia… adesso nessuno ti troverebbe tanto affascinante…avanti facci sentire quanto gridi!!…

….forza! Dicci che ti piace!!! Forza!!!…!!!?

-no!!- mi sveglio improvvisamente, nel panico, gridando. Il respiro affannato e la mente in una confusione incredibile. Mi guardo velocemente intorno, riconoscendo le pareti della mia stanza, e tento di calmarmi…sono a casa, a casa mia..! Torno lentamente tra le lenzuola sdraiandomi, e stringo le coperte al petto, cercando di calmare i battiti furiosi del mio cuore. Ad un tratto guardo la porta, pensando che Hanamichi potrebbe avermi sentito gridare, ma dopo qualche secondo mi rendo conto che forse non l’ ha fatto. Mi passo la mano sugli occhi, devo aver avuto un incubo. Quelle maledette voci non vogliono andare via! Dovrei essere felice di essere a casa, e non essere più in ospedale. E lo sono. Ma mi sento incredibilmente triste e vuoto. E non riesco a dormire. Appena chiudo gli occhi non faccio che sentire voci, o ricordare immagini che mi terrorizzano.

Mi guardo intorno, questa stanza mi inquieta. Mi alzo piano, andando in bagno, magari lavarmi la faccia mi aiuterà a rilassarmi. Ma dopo, mi rendo conto che non serve a molto. Mi guardo allo specchio, notando che, stranamente, le ferite al volto stanno guarendo senza lasciare segni particolari sulla pelle. Almeno, in futuro, quando mi guarderò allo specchio potrò non pensarci.

Esco dal bagno per tornare in camera. Passando davanti alla porta aperta della camera dove Hana dorme, mi soffermo a guardarlo, dalla soglia, mentre riposa beatamente. Deve essere davvero stanco, è da parecchie settimane che non dorme bene. Mi fa sentire bene la sua presenza. E mi rendo conto di dovergli molto. E’ stata la sua presenza e la sua forza a dare nuova concretezza alla mia. Non mi ha permesso di mollare nemmeno un attimo, e lasciarmi vincere da questo senso di impotenza e frustrazione che, nonostante tutto, sento ancora dentro di me.

Ripenso a tutte le notti, in cui ci siamo addormentati mano nella mano. Tutti i giorni passati insieme. In questa difficile situazione, che lui volontariamente ha fatto sua. Questa sua capacità di rendermi sereno nonostante tutto. Di saper accettare i miei silenzi, e il mio bisogno di tranquillità. Il suo sapermi amare in modo così discreto e presente. Lui, il ragazzo più irrequieto che esista, il più casinista e irragionevole!! Ha fatto tutto questo per me..per amor mio…

Mi ha davvero sorpreso tanto la mia testa rossa, se ripenso a mesi fa, quando ancora ci prendevamo a pugni come tanti idioti ad ogni occasione buona. Quasi mi sembra un secolo fa.

Mi avvicino al letto, e piano gli accarezzo i capelli. Lui mugola nel sonno. Mi stendo vicino a lui. Ed è come se la sua presenza mi rasserenasse. Sentire il suo calore, il suo respiro vicino al mio mi da tranquillità e sicurezza, facendomi abbandonare ad un sonno ristoratore, ma senza sogni….

Mi risveglio la mattina dopo nel letto di Hanamichi, da solo. Nemmeno so che ore sono. Mi siedo sulle coperte sbadigliando, poi mi alzo e scendo al piano di sotto, in cucina. Quando entro mi guardo intorno, notando la tavola apparecchiata per due. Mi vien da sorridere per questa ennesima gentilezza. Hana me ne riserva sempre molta, e io non mi sono ancora abituato a questa cosa.

Ad un tratto mi sento sfiorare da dietro. Due braccia mi cingono innocenti dalle spalle, ma hanno il potere di farmi irrigidire, e terrorizzare! Mi divincolo violentemente, per poi notare, appena mi giro, la faccia di Hanamichi, sorpresa, delusa.

– Ma cosa ti passa per testa?- gli dico arrabbiato,

– Mi dispiace…io non…non volevo spaventarti!, mi dice, – ma poi…scusa chi doveva essere? Ci siamo solo noi in casa!- continua,

– tu non puoi capire…- gli rispondo, allontanandomi. Lui resta lì a fissarmi, come se volesse rispondermi a tono, ma dopo qualche secondo si frena. Sembra riflettere su quello che ho detto, poi:

– Senti, mi dispiace, non lo farò più…- dice con tono più basso, e io piano mi calmo. Mi siedo al tavolo. Lui si avvicina silenzioso, servendomi la colazione. E io sono sorpreso dal suo autocontrollo. Lo guardo mentre prende per sé del latte dal frigorifero, e poi viene a sedersi vicino a me. Evita di guardarmi, e io abbasso lo sguardo sul mio piatto, riflettendo sulla mia reazione esagerata.

Mangiamo in silenzio. A dire il vero io mangio pochissimo, non ho molta fame. Dopo faccio una doccia, e quando torno in camera noto che Hanamichi non c’è. E’ già andato a scuola. Non mi ha nemmeno detto che usciva.

Esco per andare a scuola, ma il mio pensiero è tutto per Kaede. Sono andato via mentre era sotto la doccia, ma dopo la scena di questa mattina non mi andava di parlargli nuovamente, e magari dire qualcosa che lo infastidisse.

Le lezioni volano via, e io dopo torno a casa mia. Mia madre non mi ha ancora visto dal mio ritorno, e devo darle parecchie spiegazioni. Nelle ultime settimane mi ha chiamato tutti i giorni, non potendo essermi vicina ad Osaka. Lei e Yohei mi sono stati molto vicini.

La trovo in cucina, a fare colazione. E dopo averla abbracciata, finalmente posso raccontarle tutto.

Quando finisco, mia madre sembra davvero sconvolta. Lei è infermiera, ha già visto violenze di questo genere. Ma so anche che mi vede provato, e non è sempre facile trovare le parole giuste quando le cose ci toccano così da vicino. Io sono sempre suo figlio. E lei mi è sempre stata vicina. Non mi ha mai giudicato, mai trascurato, nonostante mio padre sia morto da molti anni ormai, e lei si è dovuta fare in quattro per andare avanti e garantirmi una vita decente.

E’ una persona in gamba, e io mi fido di lei.

– Lui come sta adesso?- mi chiede, io faccio spallucce,

– E’ a casa a riposare. Per adesso non vuole andare a scuola. Anche se io credo che dovrebbe andarci, stare a casa a rimuginare di continuo non gli fa bene-, lei annuisce, – fisicamente migliora, ma se prima era introverso, adesso ho quasi paura dei suoi silenzi, di ciò che pensa…a volte temo che lasciandolo da solo possa fare qualche follia…-.

– Lui non ha mai parlato di quello che successo?-, io scuoto la testa,

– No, non ha voluto nemmeno sporgere denuncia contro i suoi aggressori. La polizia è venuta in ospedale parecchie volte, ma non ha mai detto nulla-. Mia madre non dice nulla per qualche secondo, poi.

– E tu Hana, come stai?- la sua domanda, inaspettata, è quasi la stessa che mi pongo da giorni ormai.

– Come potrei stare mamma…- dico, e mi rendo conto di trattenere le lacrime a stento. Mia madre mi guarda, poi si alza.

– Preparo del thè…- dice, dandomi il tempo di riprendermi. Mi passo una mano sugli occhi. E ricordo le parole che il dottore mi disse quella sera nel suo ufficio. Mi dico che devo essere forte. Che prima o poi le cose andranno meglio.

– Mamma…- dico, e lei si volta a guardarmi, – vorrei stare qualche tempo da lui…per stargli vicino…- lei annuisce. Poi mi porge la mia tazza di thè. Seguita da una breve carezza sulla testa. La guardo, e le sorrido, – grazie mamma-.

Quando torno a casa, nel pomeriggio, il mio primo pensiero è salire in camera da Kaede. Ma quando arrivo lui non c’è a letto. Sento lo scrosciare dell’ acqua dall’altra stanza. E capisco che sta facendo la doccia. Mi avvicino alla porta bussando, e avvisandolo che sono rientrato. Poi scendo in cucina a preparare il thè e una buona merenda.

Dopo, esco in giardino, sedendomi sull’altalena, a bere la mia tazza di thè fumante.

Dopo qualche minuto avverto la presenza di Kaede, che si avvicina, sedendosi vicino a me.

– Grazie per il thè- mi dice.

– Va tutto bene?- gli chiedo, lui annuisce.

– Senti, domani inizio ad allenarmi di nuovo, vuoi venire?- lui scuote la testa, ma me l’aspettavo. Kaede ha ragione, per quanto mi sforzi di capire non ci riuscirò mai. So solo che lui non è più la stessa persona.

– Ok! Io andrò, fammi sapere quando te la senti di tornare, i ragazzi non vedono l’ora di rivederti…-

– Hana, vorrei chiederti una cosa.- mi dice ad un tratto. Io annuisco, e lui continua, – non ho intenzione di dire nulla di quello che mi è successo, voglio solo dimenticare, e so che non ci riuscirei, se tutti sapessero…-,

– Si, capisco…non dirò nulla…- lo rassicuro, e lui annuisce, sorseggiando poi il suo thè.

E così nei mesi successivi io continuo ad allenarmi. E invece Kaede rimane a casa. I giorni continuano a passare, ed un po’ a fatica riesco a giostrarmi tra scuola, mia madre, allenamenti, e Kaede.

Passiamo quasi tutti i pomeriggi insieme. Dormo stabilmente a casa sua. E lui stabilmente ogni mattina si fa trovare nel mio letto!

Oggi è domenica. Siamo in cucina, a fare colazione. Kaede beve la sua spremuta d’arancia. Mentre io aspetto il pane tostato che quella maledetta macchina ha sequestrato da più di dieci minuti!

Guardo il volpacchiotto mentre sbadiglia vistosamente, e temo che da un momento all’altro possa crollare addormentato sul tavolo!!

Ripongo il mio bicchiere nel lavello, e nel frattempo rifletto su un idea che mi balena in testa da qualche giorno. Rimugino sulle parole più adatte per chiedere a Kaede ciò che voglio.

– Kaede ascolta- inizio, lui alza la testa, aprendo gli occhi, – senti questa mattina vado al campetto ad allenarmi, in spiaggia, ti va di venire con me?-, lui mi guarda un attimo, ci pensa un po’ su. Poi annuisce.

Così, venti minuti dopo, siamo per strada, l’uno al fianco dell’altro. Kaede non ha accettato di tornare ad allenarsi in palestra, nonostante il medico gli ha confermato che può benissimo farlo, e io trovo incredibile il fatto che una persona come lui, che amava questo sport, tanto da centralizzare tutta la sua vita e il suo futuro su di esso, adesso abbia mollato! Gettato la spugna!! Dimenticato tutto. Non lo accetto. Non ci riesco proprio!!

Arriviamo al campetto. Entro, poggiando la mia sacca sul muro. Mi giro, notando che Kaede è rimasto all’entrata della recinzione. Mi sembra strano. Come inquieto.

– Kaede che succede?- chiedo, notando l’espressione con cui si guarda in giro. Lo raggiungo al cancelletto,

– Ehy! Che ti prende?- chiedo ancora sfiorandogli piano una spalla, ma lui sussulta, allontanandosi di poco da me.

– Io…io vado a casa!- mi dice con espressione seria,

– cosa? E perché mai?siamo appena arrivati…non vuoi giocare?- noto il suo disagio, poi le sue parole:

– Mi dispiace Hana! Non mi va più!- detto questo si gira andandosene. E io rimango fermo, come un idiota, senza poter reagire, fissandolo mentre si allontana.

Rientro nella recinzione infuriato come non mai. Non ci riesco! Non riesco a capire perchè fa così! Accidenti! Do un calcio alla palla, sbattendola sulla recinzione, e osservandola poi rimbalzare sul pavimento, fino a fermarsi. Mi sedo a terra, poggiando le braccia sulle ginocchia.

Rimango al campetto tutta la mattina, e qualche ora del pomeriggio. Non ho voglia di tornare a casa, e non ho nemmeno fame. Quando le mani iniziano a farmi male, però, sono costretto a fermarmi. Prendo la palla, la rigiro tra le mani, guardandola. Nemmeno adesso ho voglia di rincasare. E così, presa la mia borsa, vado alla sala giochi. Ho voglia di stare con i miei amici, e non pensare a niente, tranne a rilassarmi. Al diavolo tutto!

Ed infatti, quando arrivo, eccoli lì!! Al solito posto a giocare.

– Ehy! Hanamichi!!- mi chiama Okuso. Tutti sono sorpresi di vedermi.

– Cosa ci fai da queste parti?- mi chiede Yohei, non appena gli altri si allontanano per prendere del cibo.

– Avevo bisogno di staccare un po’…- dico, ed infondo è la verità.

– Come va con Rukawa?- mi chiede e io ovviamente rispondo:- bene!-, dico, ma subito dopo averci pensato su un attimo, – no!- Yohei mi guarda un po’ confuso, – non va niente bene Yohei…accidenti! Oggi mi ha scaricato al campetto, lasciandomi lì come un idiota, dopo che gli avevo chiesto di venire a giocare con me! Non è riuscito nemmeno ad entrarci! Io…io…non so più che fare, ti giuro, non so come comportarmi…ho paura anche di parlare per non ferirlo…per non essere preso per un insensibile, che non capisce la sua situazione…ma sono passati oltre quattro mesi…e lui va sempre peggio!!- ecco, alla fine ho finito per sfogarmi, – non vuole tornare in palestra, né al campetto…non vede più basket…non gioca più a basket. Capisci??? RUKAWA- UOMO- TUTTO- BASKET non gioca più a basket!! E’…è…-

– incredibile!- conclude lui per me.

– Ecco!- confermo.

– Magari….Rukawa è solo demoralizzato. Quello che gli è successo, Hana, non succede tutti i giorni….magari lui vede un po’ la colpa nella sua passione per il basket…e comunque è ancora shockato, non riesce ad affrontare nemmeno la vista di un luogo che gli ricorda quello che è successo…- Yohei aspira un tiro dalla sua sigaretta, non ha del tutto torto, e qual che ha detto ha più che senso, anche se io vorrei che tutto non fosse vero.

– Vuole dormire, solo dormire, tutto il giorno…ha iniziato anche a studiare!- continuo,

– Brutta roba, eh?- ride il mio amico, riferendosi alle nostre famose e storiche insufficienze. Sorrido, malinconicamente, e lui mi da una pacca sulla spalla.

– Abbi pazienza Hanamichi, ognuno di noi ha i suoi tempi di ripresa, lui ha solo bisogno che tu gli lasci il suo! Un genio come te deve capire il momento giusto!- mi incoraggia.

Ma di coraggio me né rimasto davvero di poco. Sto per dirglielo, quando:

– Siamo tornati!!!!!!!!!!- gridano Noma, Okuso e Takamiya facendo la loro apparizione, con le mani piene di roba da mangiare, – allora, di chi sono le patatine???-. Io e Yoehi interrompiamo la nostra conversazione, e cominciamo tutti a mangiare. E penso che per ora preferisco distrarmi e non pensare ad altro.

Quando torno a casa di Kaede è molto tardi. Appena chiudo la porta noto una luce accesa in salotto. Entro nella stanza, e vedo Kaede disteso sul divano, addormentato. Deve avermi aspettato sveglio fin ad ora. Mi avvicino inginocchiandomi ai piedi del divano.

– Ehy! Volpacchiotto….sveglia!- gli sussurro, e lui piano si muove districandosi dal sonno.

– Hana…-

– Cosa ci fai qui?- gli chiedo,

– Ti aspettavo…pensavo non saresti tornato…- mi dice, e io mi do mentalmente dell’idiota, per aver pensato, anche un solo attimo di mollare tutto, per qualche difficoltà. Kaede mi sembra così fragile ed insicuro. E mi rendo conto di quanto sia cambiato in questi mesi, a causa di quella assurda violenza. Una volta non si sarebbe fatto certi problemi, adesso invece sembra quasi avere paura di rimanere solo, di perdermi. Come se si sentisse in colpa per tutto quello che gli è successo, e anche io possa farlo, abbandonandolo. Anche se lui, in realtà non ha colpe. Lo abbraccio, e lui mi passa le braccia intorno al collo.

– Io tornerò sempre da te Kaede, – gli sussurro, – dove vuoi che vada senza di te?- lo bacio teneramente sulle labbra. Il nostro è un bacio lungo e lento. Ci stacchiamo dopo qualche secondo, e ci abbracciamo stretti. Dopo, ci alziamo, e insieme saliamo le scale.

Davanti alla porta di camera sua Kaede mi guarda, prendendomi per mano e guidandomi nella sua stanza. Mi spoglio, voltandogli le spalle, per non guardarlo mentre anche lui si cambia, e non farlo imbarazzare, o metterlo a disagio.

Mi sdraio a letto, stanco. Oggi tra allenamenti e sala giochi mi sono sfinito. Il sonno arriva presto. Chiudo gli occhi, rilassandomi, e pochi minuti dopo sento il calore del corpo di Kaede che si rannicchia contro il mio. Sorrido tra me e me, mentre scivolo lentamente nel sonno.

Quando mi sveglio, Hanamichi non è a letto. E’ già mattina inoltrata. E sento dei strani rumori provenire dal giardino. Sbadiglio, sgranchendomi a letto. Poi dopo qualche mi minuto mi decido ad andare a vedere cosa sta succedendo.

Quando arrivo in giardino trovo Hana che inveisce contro qualcosa, che riconosco essere un canestro.

– Ehy! Kitsune! Dammi una mano!- mi grida contro, io lo guardo, e non capisco cosa significhi tutto questo. Lo fisso curioso.

– Hana ma cos’è?- chiedo banalmente,

– E’ un canestro stupida volpe! Non lo vedi??- mi spiega, – visto che non vuoi venire al campetto con me giocheremo qui, in giardino!- mi dice entusiasta, ma io non riesco ad esserlo altrettanto. Guardo sconsolato, quel canestro,

….ti piace giocare a basket vero Rukawa??…

…da oggi ti piacerà ancora di più…..

….dovevi startene a casa moccioso…

….ma grazie di essere venuto, ci stiamo divertendo parecchio……

le loro risate…le voci. Riprendono a rimbombarmi in testa, le immagini di me, premuto al suolo di quel campetto, mentre udivo il caldo nauseante del loro alito su di me, non smettono di perseguitarmi…un involontario brivido mi scuote, e d’istinto sento solo la necessità di andarmene. Mi giro, rientrando in casa, senza dire una parola.

Hanamichi mi viene subito dietro,

– Kaede!- la sua voce mi fa fermare, la sua mano mi trattiene per un braccio, – perchè fai così??- io mi giro, guardandolo, – non puoi continuare ad evitarlo…- mi dice ancora, e io sento la necessità di dirgli ciò che penso:

  • – Io non voglio più giocare a basket!- quelle parole mi gelano qualcosa dentro. Hanamichi spalanca gli occhi, forse più sconvolto di me.

  • – Ma sei impazzito?? Tu non puoi lasciare tutto!! Il basket è la tua vita!! Che fine ha fatto tutto? Il campionato nazionale?? L’America?? Non volevi essere il migliore???- queste parole mi colpiscono con la durezza di una frusta, e io tento di liberarmi dalla sua stretta per andarmene, ma lui me lo impedisce.

Ci fissiamo negli occhi qualche secondo, – per favore…ripensaci…- mi supplica ancora, ma io scuoto la testa. E dopo qualche secondo mi libero dalla sua presa salendo al piano di sopra.

Mi chiudo in camera mia, e mi butto sul letto, stringendomi al cuscino.

Dopo qualche minuto sento di nuovo i rumori provenire dal giardino…

Passano giorni lunghi, e sempre uguali. Kaede continua a non voler giocare a basket, però almeno negli ultimi giorni esce, concedendosi lunghe passeggiate sulla spiaggia. Io qualche volta lo accompagno, ma ci limitiamo a camminare l’uno al fianco dell’altro, senza dire nulla.

Oggi non sono andato con lui, sono rimasto a casa, e da più di un ora sono in giardino a provare lanci al canestro! Rimbalzo a terra il pallone, e tiro, colpendo l’anello.

– Maledetto canestro!- mi sfugge mentre mi asciugo con la maglia.

– Non è il canestro! Sei tu che sei un do’aho!- la voce profonda di Kaede mi arriva dalle mie spalle. Mi giro.

– Sono sicuro che tu non sapresti far di meglio, stupida volpe!- gli rispondo a tono, lui mi fissa ironico posando poi gli occhi sulla palla, a pochi metri da lui, e per un attimo mi sembra di intravedere il suo vecchio sguardo, quello appassionato e intenso di quando giocava a basket. Ma sembra solo un illusione che svanisce pochi attimi dopo, quando lo vedo scrollare le spalle, e poi allontanarsi in casa. Io rimango a fissare laddove è scomparso. Mi avvicino al muro, raccogliendo il pallone, e fissandolo tra le mie mani.

Mi giro verso il canestro, lanciando la palla, che questa volta…centra perfettamente la retina. Sorrido, poi continuo a tirare.

La situazione non cambia nemmeno nei giorni seguenti. Kaede è tornato a scuola, ed almeno così non rimane chiuso giornate intere a casa.

Finalmente il corso di inglese è finito, e mi avvio a casa. Oggi è stata una tortura questa lezione. Quando attraverso il sentiero che mi conduce al cancello, passo vicino all’edificio della palestra, lo faccio con noncuranza, ma ad un tratto mi sembra di riconoscere una voce che proviene da dietro l’angolo. Mi fermo lentamente a vedere, e noto Hanamichi, seduto nei giardinetti con Yohei Mito, il suo amico.

– Forza Hana, non devi mollare!- Yohei gli da una pacca sulla spalla, e lui lo guarda con uno sguardo che non gli ho mai visto, triste, distrutto.

– Io credo di non farcela più…a volte vorrei solo tornarmene a casa…ma poi…se ripenso a lui solo, in quella casa, mi do dell’idiota da solo! Io lo amo, e voglio stargli vicino…ma lui non fa uno sforzo per uscire dallo stato in cui è…-

– Hai provato a parlargliene?-

– Non serve, lui non parla di nulla…non mi permette di avvicinarmi, né a lui, né a quello che gli è successo…è come se avessi una porta di ferro davanti, e dovessi aprirla senza chiavi…- le parole di Hanamichi mi fanno rendere conto di quanto effettivamente lui soffra. Eppure io in questi mesi non ho mai badato a nulla. Ho pensato solo a me stesso, alle mie necessità, senza rendermi conto che il suo starmi vicino in silenzio poteva portarci a questo…

Alzo gli occhi vedendo Yohei che stringe per le spalle Hana, che tiene lo sguardo basso,

– Vedrai Hana, Rukawa starà bene…-

– lo so…lo so…- ripete lui, – me lo ripeto sempre…- dice ancora strofinandosi gli occhi.

Mi allontano, evitando di farmi vedere. E torno a casa.

Appena rientro mi faccio una doccia. Quando torno in camera, Hana è già a casa: sento rumori dal piano inferiore.

Ceniamo in cucina come sempre, in silenzio, poi ci spostiamo in salotto, a vedere un po’ di tv. Ad un tratto giracchiando per i canali intravvediamo una partita di basket, ma Hanamichi cambia subito canale,

– No, fermo, lascia…vorrei vederla anche io…- dico ad un tratto, sorprendendolo. Torna indietro, e insieme lo guardiamo.

Quando l’incontro finisce Hana spegne la tv, io sono accoccolato sul divano, abbastanza stanco, lui si avvicina a me. Chinandosi alla mia altezza.

– Ti conviene alzarti, se non vuoi dormire sul divano!- mi dice ridendo, ma io scuoto la testa,

– Sdraiati con me..- gli sussurro, e lui dapprima non capisce, poi si siede sul divano, e successivamente si sdraia con me. Il divano non è grandissimo, quindi ci ritroviamo premuti l’uno all’altro, ci abbracciamo. Strofino la mia guancia alla sua. In un gesto tenero che so a lui piace.

– Cosa c’è volpacchiotto?- mi chiede evidentemente sorpreso,

– Hana se tu vuoi…torna a casa…- gli dico, lui inizialmente non capisce, – sono mesi che vivi qui da me, tua madre non ti vede quasi mai, e tu non esci nemmeno più con i tuoi amici…-

– Non ha importanza Kae, io voglio stare qui con te…-

– Ma…-

– Niente ma, il mio posto è qui, con te, che sei la persona che amo, quindi tranne che tu non voglia cacciarmi, io rimarrò qui!- mi dice dandomi un bacio sulla fronte. Io lo stringo più forte a me. E adesso, sento che voglio porgli una domanda.

– Hana, quello che successo quel giorno, secondo te, è colpa mia? Del mio non saper mai rifiutare una sfida…?- noto Hanamichi sorprendersi a quella mai domanda, poi si alza a sedere.

– Chi diavolo ti ha detto una stronzata simile?- grida, bloccandosi un attimo dopo, accorgendosi di aver alzato la voce, – scusa…- io mi siedo, e lui continua, – Te l’hanno detto quei bastardi vero?- io annuisco, – Kaede la tua non è una colpa, tu hai sempre giocato a basket, e quello che ti è successo poteva succedere ovunque, non per forza sul campo…ti sei trovato nel momento sbagliato, nel posto sbagliato…ecco come la penso!- conclude lui, io abbasso lo sguardo. Lui mi prende il volto tra le mani, alzandolo fino a incrociare il suo sguardo.

– Ascoltami! Kaede, il tuo accettare tutte le sfide di basket non ha nulla di male!! Non c’entra con quello che ti è successo! Loro non avevano il diritto di toccarti! Non ne avevano il diritto di sfogare i loro bassi istinti su di te!-

– Ma forse io…provoco la gente…senza volerlo…con i miei modi di fare…- lui scuote la testa,

– Tu non provochi nessuno, io quando ti guardo vedo solo un ragazzo innocente, e l’unica cosa che posso provare per te è amore! Non potrei mai guardarti e pensare a qualcosa di squallido, perchè tu sei il ritratto di un angelo, Kaede…- le parole di Hana mi stringono qualcosa dentro, – e io ti amo, e voglio solo il tuo bene!-.

Per la prima volta, in questi mesi, sento che abbiamo provato ad aprirci l’uno con l’altro, e dopo, mi sento un po’ meglio. Hanamichi mi stringe al suo petto, e io ritrovo il conforto della sua stretta, calda e appassionata, protettiva. Schiarendo la mia confusione tra le sue braccia forti.

Il pomeriggio dopo torno velocemente a casa, ho voglia di stare con Kaede. Ieri, quando abbiamo parlato mi sembrava un sogno, sentirlo confidarsi con me. Non mi ha detto nulla di quel giorno, però si è aperto con me. Ho sentito una flebile speranza farsi largo nel mio cuore, una speranza che forse le cose possano andare meglio. Ieri quando l’ho visto così debole, mostrarmi le sue paure, mi sono accorto di quanto sia diventato fragile. Un tempo non avrebbe perso tempo a porsi domande simili, sarebbe andato avanti senza pensare a nulla…invece adesso si chiede pure cose assurde, come se fosse colpa sua quello che gli è successo.

Entro in casa, non vedendo Kaede lo cerco per le stanze, ad un tratto sento dei rumori. Quando esco in giardino, rimango sorpreso nel vedere Kaede con la palla in mano. Mi vede, e io gli sorrido avvicinandomi. Ad un tratto mi lancia la palla.

– Ti va un one on one?- mi chiede, e io annuisco,

– Certo volpacchiotto, e da molto che non ti do qualche lezione di basket!- gli dico sorridendogli,

– Do’aho!- risponde lui. E dopo pochi minuti iniziamo a giocare. Il tutto dura un bel po’. E finalmente dopo mesi, vedo Kaede felice. Non ride, non lo esterna, ma io lo leggo nei suoi occhi. In ogni azione, in ogni canestro che insacca. E come se dentro di lui fosse tornata la vita.

Quando insacca l’ultima rete con uno slam dunk,

– Vinto!- mi dice col fiatone,

– stupida volpe, solo fortuna!- gli grido, ma lui mi prende per il bavero della maglietta tirandomi a sé, e io ne approfitto per afferrarlo e tirarlo su tra le braccia sollevandolo per i fianchi.

– Che diavolo fai??!?!- esclama nel panico, – potrebbero vederci dalla recinzione!!- ma io lo stringo a me, felice, e lui dopo un attimo mi prende il volto tra le mani, chinandosi col suo a baciarmi. Il nostro bacio è subito appassionato, profondo, e io, con lui in braccio, mi trascino alla porta per entrare in casa, Kaede mi stringe le braccia al collo, divorandomi le labbra in un modo a dir poco sensuale. E per la prima volta in questi mesi, succede quello che non mi sarei mai aspettato: il mio corpo che reagisce alla sua presenza. E devo dire che è abbastanza imbarazzante!!

Chiudo la porta, premendocelo sopra, e continuando a baciarlo. E’ come se non ci fosse nient’altro adesso, solo noi due. E se non faccio qualcosa perderò il controllo!!

Pian piano lo rimetto con i piedi per terra, e tento di staccarmi da lui, anche se è impossibile staccarsi dalle sue labbra!!! Rimaniamo appoggiati alla porta a scambiarci piccoli baci, finché mi decido,

– Kaede…va a farti la doccia…io inizio a preparare la cena…ok?- dico non riuscendo a staccarmi però dalle sue labbra,

– Nh!- mugola lui staccandosi da me. Mi accenna un sorriso. Poi si allontana al piano di sopra. Non appena scompare per le scale la mia fuga di salvataggio è in cucina, dove mi do una sciacquata con acqua gelida, almeno per calmarmi. Speriamo non si sia accorto di nulla!!!

Owari.

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Questo capitolo è dedicato al RuHana day, ossia ad oggi, anche se la fic è un HanaRu la dedico ai nostri due puccini ^.^

Ringrazio le ragazze che mi scrivono. I commenti e le opinioni di chi legge sono pane essenziale per gli autori per scrivere al meglio, e soprattutto per non perdere la voglia di scrivere, quindi non smettete di farmi sapere la vostra.

Un saluto a Silvì.

Per Kuriko: nel prossimo capitolo di Slam dunk serie spero di poterti accontentare!

L’email è sempre quella: shaka_della_vergine@email.it

A presto,

baci ShaKa

ps. W le HanaRu!!!!